Dopo il terremoto, provocato dalla pubblicazione delle epocali "The K&D Sessions", la strada percorsa da Richard Dorfmeister e Peter Kruder sembra separarsi in due metà: il primo si immerge completamente nella realizzazione del secondo album del side-project Tosca, gestito a quattro mani con Rupert Huber, il secondo, invece, si lancia con decisione nella sua prima fatica solista, che non tarda ad apparire sugli scaffali dei negozi di dischi.
Dopo un periodo di reclusione "forzata" in studio, infatti, viene alla luce il primo capitolo dell'avventura Peace Orchestra (il secondo è "Reset", del 2002), dal titolo omonimo, pubblicato alla fine del '99, quasi a rappresentare un personale saluto del nostro ad un secolo che volge ormai al termine. Ciò che colpisce immediatamente del disco (almeno per quel che riguarda il suo supporto "fisico") è l'artwork minimale e suggestivo al tempo stesso, dove predomina il rosa opaco, mentre sulla front-cover è applicato un vero cerotto (!!), che nasconde, occulta una ferita riprodotta sul booklet.
L'allusione al carattere lenitivo del contenuto musicale è confermato dall'ascolto: Peter Kruder si rivela un producer ispirato, probabilmente più dotato del collega Dorfmeister, e che, spaziando tra sonorità differenti come Downtempo, Dub, Trip-Hop, e raffinata Drum'n'Bass, riesce a realizzare un lavoro maturo ed assolutamente privo di sbavature.
L'album si snoda in nove tracce, per cinquantasette minuti o poco più di durata complessiva, ed un accorto lavoro di mixaggio le unisce tutte, quasi a formare una lunga suite in più movimenti, assicurando, in questo modo, grande compattezza e coesione. Una volta estratto il cd dalla custodia, ed inserito nel lettore, ci si abbandona allo straniante mix di vuoti, suoni soffusi e batterie al rallentatore di "The Man Part One", consapevoli che l'incantesimo-Peace Orchestra non tarda a sortire effetto. Brano dopo brano, ci si imbatte nei battiti sincopati (e decisamente DnB-oriented) della magnifica "Double Drums", nel coinvolgente caleidoscopio di suoni di "Domination", fino a giungere alle atmosfere "trippy", alla Massive Attack, della notturna "Who Am I", che fa gridare al capolavoro quando compare la voce campionata di Nina Simone, a ricalcare il titolo del pezzo, quasi come un bagliore nel buio. C'è ancora tempo per l'ipnotico singolo "Shining", forte di un bel cantato femminile, e "The Man Part Two", che conclude il disco tra echi, silenzi, ed acide distorsioni Ambient-Noise. L'album termina con un fade-out che pare non avere fine, e, nel momento in cui ci si accorge dell'inesorabile stop della riproduzione, la voglia di ricominciare il viaggio dall'inizio è forte.
Sebbene siano trascorsi ben otto anni dalla sua comparsa, l'esordio da solista di Peter Kruder suona ancora incredibilmente fresco ed attuale, e sarebbe davvero un peccato se molti ascoltatori distratti continuassero ad ignorarlo: Peace Orchestra trasuda originalità e concretezza, è un'esperienza straordinaria, che ogni appassionato di buona musica dovrebbe concedersi, per assaporare, almeno una volta, gli effetti della sua magia.
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