2020, arriva l’undicesimo disco dei Pearl Jam dal titolo strano: Gigaton.

Il Gigaton (gigatone) è una unità di misura che esprime l’energia sviluppata dalle esplosioni nucleari.

Un Gigaton equivale ad un miliardo di tonnellate di tritolo: l’energia che può completare la distruzione della Terra.

Ecco il tema portante di questo concept album, che è la modernizzazione, per certi versi, del tema della terra promessa, quella “promised land” che non può essere più sulla Terra dove tutto è stato distrutto. L’uomo inizia a guardare fuori, oltre la stratosfera, magari al pianeta rosso.

Musicalmente, tra coloro che speravano nel ritorno al Grunge della band di Seattle e quanti erano convinti che sarebbero definitivamente divenuti pop, radio-friendly , hanno vinto quelli, come me, che speravano in un disco di rock composto di buone, in alcuni episodi ottime, canzoni e suonato da manuale .

Ecco. proprio il suono è a parere mio la cosa più bella del disco dei Pearl Jam: un suono molto diretto, che da l’impressione, e sicuramente lo è in molte tracce, di essere frutto di una jam session di una band musicalmente libera.

Prova ne è il fatto che la gran parte delle tracce superano abbondantemente i cinque minuti di durata.

Quick escape, testo di Vedder (e che testo) e musica del bassista Ament (e si sente, grande giro di basso su tutto il brano) inizia su un ritmo cadenzato, quasi reggae, di basso, batteria e chitarra, con Vedder che canta un po’ in sordina fino al ritornello, dove le parti si invertono, la musica diventa melodica, ma la voce di Vedder si fa rabbiosa e viene addolcita dal coro della band ….” Sono dovuto scappare rapidamente ..dovevo !”, urla portandoci ad un assolo bellissimo di McCready molto acido, tra psichedelia e grunge, fino alla “nuova” terra promessa, questa volta extraterrestre “Ed eccoci qui, il pianeta rosso…Crateri all'orizzonte”. Questo brano è tra i più belli a parere mio del disco, lo sintetizza bene sia musicalmente che sotto l’ aspetto lirico.

Seven o’ clock è musicalmente un pezzo complesso, scritto da tutta la band, tranne dal batterista Cameron: la strofa è un rock mid tempo, tutto chitarra – batteria, ed il ritornello, lento dominato dal suono del synt con effetto new wave, fino al finale corale.Il testo, bellissimo, è opera di Vedder, parla ancora del sogno di un mondo migliore, un’oasi ….. “7 in punto del mattino, ho ricevuto un messaggio da lontano… un'oasi dove ci sono ancora sogni che nascono”, dove l’uomo rimpiangerà gli errori compiuti sulla Terra …..” Preso la farfalla, ho spezzato le sue ali e poi l'ho messa in mostra. Spogliata di tutta la sua bellezza una volta che non poteva volare in alto ….un'altra creazione di Dio destinata ad essere gettata via”.

Never destination, è un pezzo rock, essenziale, cattivo al punto giusto, isterico come l’uomo che racconta, un uomo accecato dalla sua follia ….” la pazzia rende pazzi, c'è un mare arrabbiato, un oceano nei miei occhi, le onde stanno rotolando, sto diventando cieco….non sarò preso, calciando e urlando, devi buttarmi giù dallo scaffale, sembra illusione, sta succedendo? …Malattia di confusione, spogliata della nostra grazia”. Testo e musica di Vedder, segnalo un buon assolo di McCready, veloce, rock n’roll, tra Who e Chuck Berry.

Retrograde è un brano cupo. Inizia acustico con una chitarra molto “metallica”, si addolcisce nel ritornello, fino a prendere la forma di un pezzo dalle connotazioni psichedeliche di floydiana memoria che abbraccia un testo amaro, forse il più amaro del disco …..” Dicono che le stelle si allineano quando le cose sono migliori di adesso, senti il male che ci gira intorno, sette mari si stanno sollevando, I futuri eterni svaniscono”.

Comes Then Goes, musica e testo di Vedder, è un personale omaggio, almeno così lo leggo io, all’amico di sempre Chris Cornell .Un gioiello questo, un blues acustico strepitoso, che a me personalmente ha riportato alla memoria le atmosfere sofferte di quel capolavoro che fu MTV Unplugged dei Nirvana….” Dove sei stato? Posso trovare uno sguardo del mio amico, non so dove o quando uno di noi è partito… La tristezza porta con sé un mare di lacrime, sarebbe meglio se l’amore non ci fosse mai stato?”.

River Cross, musica e testo ancora di Vedder, chiude in bellezza. L’organo la fa da padrone, con poco altro, percussioni e tocchi di synt: un brano che musicalmente dà l’idea di uno spazio immenso, quasi un infinito, come la morte che chiude il tentativo di fuga

….”Ho sempre pensato che avrei attraversato quel fiume

L'altra sponda, ormai distante

Mentre mi avvicinavo, si girò e si allargò

Orizzonte ora, sta svanendo

Andando alla deriva nella risacca

Non riesco a individuare una figura sulla terra ferma”…..

Un disco duro, amaro sia nella musica che nei testi, per certi versi premonitore dei mesi difficili che abbiamo aggiunto al nostro bagaglio di vita …. un micro-organismo che si impadronisce di un mondo malato, facendolo esplodere come il tritolo del Gigaton.

Elenco e tracce

01   Who Ever Said (05:11)

02   Comes Then Goes (06:02)

03   Retrograde (05:22)

04   River Cross (05:53)

05   Superblood Wolfmoon (03:49)

06   Dance Of The Clairvoyants (04:26)

07   Quick Escape (04:47)

08   Alright (03:44)

09   Seven O'Clock (06:14)

10   Never Destination (04:17)

11   Take The Long Way (03:42)

12   Buckle Up (03:37)

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Altre recensioni

Di  GrantNicholas

 Gigaton è un disco quintessenzialmente Pearl Jam, un animale a sé stante che apre nuove strade mantenendo un marchio di fabbrica ben evidente.

 Quick Escape è, per distacco, il miglior brano del disco, un delizioso pezzo che fonde atmosfere U2 e zeppeliniane.


Di  TheMusicalBox

 Gigaton è un album compatto, chiaro negli intenti e dal suono curato.

 Vedder ci regala comunque una prova che sembra voler urlare urgenza e passione.


Di  AboutAgirl

 Gigaton mi ha piacevolmente sorpreso, è il disco più ascoltabile degli ultimi 15 anni.

 Ci attacchiamo ai Pearl Jam... perché ci ricordano chi siamo stati e ci aiutano a capire chi siamo diventati.