Con "Volver" Almodovar è ritornato, come suggerisce la traduzione del titolo stesso. Non che ci avesse lasciati da così tanto tempo. Il suo penultimo lungometraggio, "La mala educaciòn" risale al 2004 ("Volver" è del 2006). Pedro infatti intende richiamare all'attenzione dello spettatore il suo ritorno all'universo femminile che aveva abbandonato per lasciare spazio alle torbide storie che si intrecciano costituendo il già citato "La mala educaciòn". In effetti la stragrande maggioranza del pubblico ricorderà il regista spagnolo per pellicole come "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", "Kika un corpo in prestito", "Tacchi a spillo" oppure per il discusso (aggettivo esageratamente inflazionato in materia Almodovar) esordio "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio". Fra i film che hanno come punto di partenza un microcosmo femminile c'è anche l'oggetto di questa recensione, "L'indiscreto fascino del peccato", opera del 1983.

E' di dovere illustrare sommariamente la trama: il personaggio protagonista è Yolanda, cantante in un nightclub che si muove sullo sfondo di una Madrid degradata, la stessa che Almodovar aveva proposto nel suo secondo lavoro "Labirinto di passioni" (Le analogie fra quest'ultimo e il film recensito sono varie). Yolanda è involontariamente la causa della morte del fidanzato, deceduto per overdose (La droga gliela aveva portata lei) e nel timore il suo gesto possa assumere gravi risvolti decide di cercare un luogo dove potersi rifugiare. Ricorda due suore sue ammiratrici che in occasione di una visita nel suo camerino le lasciano il proprio recapito qualora avesse avuto bisogno di un qualsiasi tipo di sostegno. La donna si reca quindi nel convento delle Redentoras Humiliadas. Chi abbia visionato il film e sia rimasto di stucco nel vedere due suore chiedere l'autografo ad una soubrette dai costumi promiscui non avrà potuto nascondere di essere rimasto interdetto completamente nell'assistere alle attività alle quali le monache si dedicano. Si danno nome che definirli equivoci è poco (Esempio: Suor Maltrattatadatutti, suor Vipera etc...) spacciano e fanno uso di eroina, leggono e pubblicano sotto falso nome romanzi pornografici, allevano una tigre, non fanno resistenza alle tentazioni della carne. La madre superiora infatti si innamora segretamente della loro ospite e dimostra nei suoi confronti un attaccamento morboso. Il film si conclude proprio con l'inquadratura della madre superiora che sfoga il suo pianto dopo aver scoperto che Yolanda è partita per nascondersi nella casa di una ricca donna che le aveva offerto protezione.

Almodovar ha chiaramente voluto manipolare la realtà fornendocene una visione distorta, più precisamente disordinata e scomposta attraverso gli strumenti del paradossale e del grottesco. Tuttavia il regista non fornisce alcuna prefazione che lasci l'osservatore credere che il mondo da lui ricreato sia una realtà completamente diversa rispetto a quella nella quale tutti noi viviamo. Non ci sono premesse che permettano di ipotizzare la presenza di un elemento onirico, folle in modo da giustificare le evidenti incongruenze che si pongono fra la figura e il ruolo delle suore e il loro modo di agire. L'anormalità rispetto alle convenzioni reali viene proposta come normale. I detrattori di Almodovar ci ricamarono abbondantemente su questo aspetto equivocando il messaggio del film: affermarono che lo scopo principale era quello di dare una visione positiva della perversione, che Almodovar non aveva fatto altro che girare un atto di accusa gratuito ed eccessivo nei confronti del sistema ecclesiastico. Da qui l'inevitabile censura.

Eppure se si cerca di guardare aldilà della semplice trama e di giudizi affettati, sembra possibile scorgere in "L'indiscreto fascino del peccato" la rappresentazione più radicale della fede cristiana e della volontà di diffonderla. La mortificazione del corpo e l'umiliazione del proprio ego dinanzi ad un ente superiore è la base fondante del pensiero religioso in genere. Di conseguenza sarebbe innaturale, secondo Almodovar, che colui che aderisce pienamente alla vita ecclesiastica si ponga un gradino più su rispetto alla massa di peccatori specie se il proprio obiettivo è quello di ricondurli sulla "retta via". Se non si conosce il peccato non puoi combatterlo e se non si ha mai avuto alcun contatto con l'amore terreno non si può comprendere a pieno l'amore celeste. Mi appare calzante (anche se con le dovute differenze) ricordare le parole del celebre premio Nobel Octavio Paz in merito alle opere del marchese Donatien Alphonse François De Sade "...non è una denuncia, ma un'utopia. Un'utopia a rovescio" per cui la connessione fra estasi e dolore, il trasporto verso il divino tramite la sensualità conducono sono gli unici mezzi a disposizione dell'uomo per realizzare il suo aspetto più spontaneo, naturale e quindi il più giusto: l'istinto, inteso nell'accezione più degna del termine.

Gli aspetti negativi del film si basano sono riposti sul versante tecnico. Essendo fra i suoi primissimi lavori (è il terzo), "L'indiscreto fascino del peccato" non può distinguersi di certo per la maestria tecnica e inoltre l'edizione italiana non solo stravolge ampiamente l'opera a causa di un lavorìo di censura brutale ma inoltre obbliga ad ascoltarlo in lingua originale con sottotitoli dato che sono stati rimaneggiati i dialoghi attraverso raggiri lessicali mirati a "indorare la pillola", per così dire, e, stando ad alcune informazioni anche i nomi delle suore avrebbero un'intensità e un effetto maggiore (Se non completamente diverso) in lingua originale. Inoltre la pellicola può apparire spesso sconclusionata o vagante alla ricerca di un punto dove andare a parare a causa dell'ingiusto rimontaggio effettuato ancora una volta dalla censura italiana. La scena finale relativa al pianto dolente della madre superiora è invece una concessione da parte di Almodovar al melodramma con il quale aveva dimostrato affinità nella sua opera prima ma che nel suddetto film ha le sembianze di un'improvvisa inversione di tendenza.

Complessivamente "L'indiscreto fascino del peccato" è un film godibile ed interessante per chi ha amato l'indiscussa originalità di Pedro ed è anche un buon punto di partenza per chi non conosce il suo cinema.

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