Negli ultimi quattro anni avevano temporeggiato in attesa di una tangibile ispirazione artistica. A detta della band, "Believe" doveva essere qualcosa di più "moderno" nel suond. Questo è vero solo in parte: si può leggere chiaramente in "No Place For The Innocent" e "Wisdom Of Solomon", le prime due canzoni dopo un'intro strumentale che mi lascia indifferente (penso potesse essere pensata differentemente); e successivamente lo avvertiamo a sprazzi, un po' in questo ed un po' in quel brano. Ma se da una parte lasciamo i terreni battuti dai precedenti lavori, in particolar modo "Not Of This World", dove trovavamo atmosfere rarefatte e nebulose per un forte impatto emotivo, basta attendere qualche minuto per tornare ad ascoltare il repertorio dei Pendragon di inizio carriera. Di innovativo non ci vedo ancora niente. Ne tantomeno scopro grandi novità nei pezzi successivi, come quello a mio parere più bello, che in fondo cercavo e mi aspettavo dentro questo disco, la seconda parte di "The Wishing Well", "Sou' By Sou' West"; perchè qui ci avvicinano ancora a quello che è stato il passato, orientandoci inconfondibilmente verso il motivetto da progressive band nella sua accezione più classica e conosciuta. La novità sta, invece, nell'utilizzo più completo e sapiente, oltre che abbondante, della chitarra: classica, elettrica distorta e sintetizzata, onnipresente, con assoli di ottima fattura del sempre sottovalutato Nick Barrett, fondatore e voce dei nostri. E nel mettere in secondo piano le tastiere, che sanno troppo, ormai, di anni '80 e di musica obsoleta.
Complessivamente il risultato è ottimo per chi li ama e li segue da una vita. Io mi aspettavo di più, ovvero un tentativo più corposo e convincente di evolvere la propria musica attualizzandola, come hanno fatto IQ e Pallas, nomi storici del genere.
Elenco e tracce
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