Nel 1999, alla fine del lustro d'oro che era iniziato con Diary (esordio dei Sunny Day Real Estate), usciranno un paio di album essenziali per la scena emocore che fondamentalmente stava prendendo due direzioni ben distinte: dirigersi verso i lidi sperimentali del post-rock come nel caso degli esordi degli American Football e dei Juno, oppure abbandonarsi agli eccessi pop come faranno i Get Up Kids con Something To Write Home About oppure i Jimmy Eat World con Clarity. Se la prima corrente si ergerà e ci proporrà dischi del calibro di Mare Vitalis, capolavoro del 2000 degli Appleseed Cast, la seconda corrente ci mostrerà con il tempo un lato oscenamente patinato con band che proponevano un pop punk malamente celato da un sound metalcore.

In mezzo a queste novità si collocano i Penfold, quartetto del New Jersey che nel 1999 appunto fa uscire un ep di ben sette tracce fedelissimo a band come Mineral, Sunny Day Real Estate, Christie Front Drive e ai vicini Texas Is The Reason. L'ep in questione è Amateurs & Professional e pur non essendo un disco fondamentale di questi anni si erge per la sua sincerità e per la sua fedeltà alla causa delle band sopra citate che avevano messo a nudo il loro animo con un persorso intrapreso anni addietro dagli Husker Du che avevano depoliticizzato il punk e lo avevano messo a servizio delle loro più profonde angosce giovanili.

"And for the first time in my life I want to cry and laugh at the same time". Si apre cosi il disco, con "June" un saliscendi emozionale, forse la canzone più rappresentativa dei Penfold. L'intreccio chitarristico è ben collaudato e la sezione ritmica è sicura e regge in piedi tutto il pezzo, in particolare la batteria che nei Penfold riempie quasi ogni secondo del disco. La voce, quasi rotta dal pianto, canta l'assenza dell'amore come in tutte le altre canzoni del disco con delle immagini ben collaudate dai Mineral (forse la loro influenza maggiore).

"M" è un pezzo più inquieto, in cui emerge a tratti una bellissima voce femminile, che fa da cerniera tra i due capolavori del disco: "June" ,appunto, e "I'll Take You Everywhere". La terza traccia si apre con un delicato arpeggio di chitarra che accompagna ricordi di vita quotidiana di un coppia che fu ormai. La magia avviene intorno al terzo minuto in cui al rammarico di non aver detto delle parole fondamentali si scatena un esplosione di chitarre. Quando torniamo indietro a guardare quello che avremmo potuto fare per salvare una relazione ci facciamo male, un sorriso diventa occasione di dolore.

Le due tracce seguenti, "Tuesday" e "Traveling Theory" per la loro cupezza a tratti eccessiva avrebbero potuto prendere posto nel loro disco del 2001, "Our first Taste Of Escape", un disco che perde l'ispirazione e si getta in un facile pessimismo.

L'attacco di "Breathing Lessons" fa invidia ai migliori Texas Is The Reason, il testo è di un ingenuità commovente e tutti ci si possono ritrovare. Quante volte abbiamo trattenuto il fiato per non infastidire il collo della nostra ragazza su cui eravamo poggiati? Anche qui un esplosione finale di chitarre che ci mostra la compatezza di questa band.

Pezzo finale è "Amateur Standing" che si pone alla fine come un inno alla speranza. Anche qui un saliscendi emozionale in cui si rivendica di essere meglio di come le persone ci vedano, in cui non si deve compromettere la propria felicità per una sicurezza labile che non ci permette di provare una paura che ci farebbe solo crescere.

Questo disco non è imprenscindibile e non è nemmeno tra i migliori del genere ma è da segnalare per la sua compatezza e per la sua sincerità. Fu il colpo di coda di una scena in cui dei ragazzi, quasi sempre poco più che ventenni, avevano deciso di mettersi a nudo senza tante paure. Questa musica ci ricorda (perché purtroppo ora come ora ce ne scordiamo) che non tutti i mali vengono per nuocere. Da una relazione andata male si può uscire solo meglio, non ci abbandoniamo a un facile vittimismo e continuiamo a sperare.

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