In una quasi colonna sonora di sè stessi, i Penguin Cafè Orchestra navigano in un sound pastorale da camera.
L'album contiene in tracklist cinque pezzi, di cui uno, il secondo, suddiviso in sei parti. A partire dalla copertina, piccolo capolavoro di Emily Young, il disco ha una forte spinta evocativa.
Piano, chitarra elettrica, violino e violoncello compongono l'ensemble che si destreggia da un pezzo all'altro talvolta con tensione drammatica, talvolta con fare brioso.

Il 'Penguin Cafè Single' ci porta all'ingresso di un vecchio palazzo vittoriano attorniato da un tipico giardino all'inglese.
Finchè siamo fuori, l'atmosfera è frizzante, il sound allegro ma non troppo.
Quando varchiamo con 'Zopf' l'ingresso, ci ritroviamo in un ambiente totalmente differente, avvolto nel misero di note cupe ma trascinanti.
Con 'The sound of someone you love who's going away and it doesn't matter', canzone lunga quasi quanto il titolo, capiamo definitivamente che la malinconia prevista ci sta oramai attanagliando in una morsa struggente. La bellezza di semplici note di chitarra effettate con un lieve Phaser, lasciano un mare di commozione dinnanzi ai nostri occhi, mentre il sole raggiante di una giornata estiva, contrasta col nostro umore.

Infine, 'Hugebaby' e 'Chartered Flight', ci accompagnano all'uscita, sul viale alberato, carichi di pensieri oramai lontani ma vividi nei suoni sommessi.

Un piccolo gioiello antico, che inserirei più che fra i dischi, in un catalogo di arte contemporanea.

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