Whoopi Goldberg è una che non conosce mezze misure: o ci fa schiattare tutti dalle risate (Sister Act), oppure "annega" in contesti particolarmente seri e densi di quell'alone malinconico-drammatico, vedi ad esempio il celeberrimo Il Colore Viola.
Con questo (quasi) dimenticato blockbuster di purissima fattura Eighties, Jumpin' Jack Flash, Whoopi alias Terry Doolittle impersona un'annoiatissima impiegata di banca, pseudo-alternativa e anticonformista, sempre in combutta col capo, immersa fra gadgets di dubbio gusto, spazzolini giganti e scarafaggi domestici. Estremamente simpatica e divertente, tuttavia sola e senza una vita sociale/amorosa soddisfacente e confortante, Terry viene involontariamente coinvolta in un serioso affare di spionaggio a matrice simil-guerra fredda, evento che modificherà irreversibilmente la sua insignificante esistenza di newyorkese sfigata.
In un gelido e monotono mattino come tanti altri nella Big Apple invernale, Terry viene intercettata via PC da una misteriosa identità presentatasi con il nickname Jumpin' Jack Flash (abbreviato in Jack dalla protagonista), una sorta di scimmiottamento di un famoso brano degli Stones (band di cui peraltro Terry va pazza). Lo strano individuo virtuale chiede urgentemente aiuto, menzionando tuttavia ben poco riguardo la sua vita e il motivo di cotanta emergenza, proponendo all'impiegata una serie di indovinelli, rompicapi e codici che, sebbene poco incline a tali messinscene, la coinvolgono in un'avventura a senso unico nel contesto dell'altà società newyorkese e della diplomazia internazionale, realtà che si pone a distanza siderale dal suo mondo di piccolo-borghese. E ben presto Terry si troverà a fare i conti con lo spionaggio bellicista CIA - KGB e a comprendere finalmente l'essenza della "mission" prefissatale, ovvero il salvataggio di Jack, spia britannica intrappolata nell'Est europeo filosovietico.
Colpi di scena, misteri, oscurità, qualche omicidio e qualche sparizione e rapimento spaventeranno (e non poco) la povera impiegata che comunque riuscirà a far fallire i piani di una cellula newyorkese del KGB, a rimpatriare Jack e a instaurare una sorta di relazione amorosa con l'ex-spia.
Il film, sebbene non possegga le qualità "epiche" di altri lungometraggi che la vedono come protagonista, è un piacevolissimo action-movie dal sapore fortemente umoristico. Semplice, effervescente, immediato e coinvolgente, Jumpin' Jack Flash ci catapulta repentinamente nella realtà multisfaccettata e multicolorata degli Ottanta yankees in cui il ricco meltin' pot etnico, nonché la dinamicità e l'immensa pluralità dell'arte, della musica, dei costumi e degli accessori undeground vengono a battersi con l'altrettanto nutrito catalogo di negligenze quali il declino del capitalismo pre-anni '70, gli ultimi round con il colosso sovietico e la violenta ribellione delle classi medio-basse e degli emarginati sociali. Terry Doolittle impersona paradossalmente metà e metà di siffatte caratteristiche: anticapitalista e impiegata di banca, alternativa e strizzante l'occhiolino agli slums gergali hip-hop underground, eppure annoiata, asociale e serrata in uno squallido appartamento. Ed è infatti la nostra protagonista a materializzare, sebbene in modo un po' pasticciato e raffazzonato, la lucida genuinità dei nostaligici '80, in particolar modo del "leggendario" scontro fra bieco capitalismo di "incravattati" e borghesi altolocati e florido anticonformismo della componente giovanile poco affine alle rigide regole sociali dettate dal consumismo e dallo scintillio delle banconote.
L'autunno è arrivato, il freddo inizia a punzecchiare le nostre membra post-ombrelloni. Un bel blockbuster come Jumpin' Jack Flash, lontano dalle aberrazioni contemporanee, ed una grande personalità come Whoopi Goldberg sono in grado di riscaldare corpi infreddoliti e animi intristiti.
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