Qualche tempo fa, cazzeggiando tra le pagine di una rivista musicale di non grandissima qualità, di cui non farò il nome, m'imbattei in un tale che paragonava l'astruso nome Pepe Deluxe, appartenente a un gruppo finlandese a Frank Zappa con grande convinzione ed entusiasmo. Istantaneamente pensai al classico critico musicale che s'esalta facilmente, tutto preso nel trovare nelle moderne pratiche del pop echi di un passato ormai andato.
Incuriosito tuttavia mi recai sul sito di questi Pepe Deluxe e vidi che si trattava di due dj finlandesi (tali James Spectrum e JA-jazz, nomi pericolosamente simili ai nostri J-AX e DJ JAD..) che si autoproclamavano i manipolatori di suoni più ganzi in circolazione. Scoprii anche che tempo addietro questi avevano messo su un pezzo con un campione di Nina Simone finito addirittura in uno spot Levi's di cui non avevo alcuna memoria. Sarà che quel sito era assai simpatico, sarà che quel parallelo con Frank Zappa mi tormentava, eccomi qui oggi con questo "BEATitude" tra le mani.
"Di essere deliranti sono deliranti" penso inoltrandomi tra le pagine del libretto, illustrazioni di una sorta del museo del folle dove le foto fatte nello studio di registrazione sono quadri appesi tra personaggi magrittiani, deserti, amplificatori Marshall e note sulla scoperta di una seconda luna avvistata a metà ottocento. Inserito il cd nell'apposito lettore odo istantaneamente uno speaker che dall'oltretomba m'intoduce a "Just let go", motivetto piuttosto ossessivo e ritmato, condito da una vocina che di tanto in tanto riaffiora dai piatti del dj. "Pezzo piuttosto interlocutorio" penso, giusto il tempo di essere travolto da "Salami Fever" primo colpo di genio del duo che assembla qui Wav-vav, scariche di batteria furiosissime e un robot canterino (da non perdere il video in cui due loschi figuri, un anoressico e un sosia di Chuck Norris, si affrontano in un untissimo combattimento basato sull'uso di insaccati di varia statura). Ma il tempo della mia esaltazione si esurisce e viene sostituito presto da un certo senso di smarrimento, mentre cerco di racapezzarmi tra i vari deliri organizzati da questi pazzoidi maledetti.
Deliri molto vintage come "Ask for a kiss" e "Girl", dove i campioni di due vecchie canzoni vengono rielaborati a modo loro, nel primo caso con chitarre acustiche rilassate che tessono atmosfere chill-out e nel secondo caso invece con un groove bello possente. Deliri molto indie con "Real simple" che sembra dei Flaming Lips. E deliri che poi non si possono definire come "little miss cypher" in cui ritmiche trip-hop sono intodotte dai tasti di un telefono e congedate dall'ingresso trionfale di archi imperiosi o a "A moment in black & white" in cui due giocano con un pianoforte schizzofrenico come se volessero scrivere la colonna sonora di un film che non sta né in cielo né in terra. Quando arrivo a "First goodbye", a metà tra gli Air e la colonna sonora di un filmaccio con Lino Banfi ed Edwige Fenech, penso che si finalmente finita. Invece arrivano una raffica di ghost-tracks, la prima arabeggiante, la seconda molto chicana (il ritornello fa "Vamos Muchachos..") e la terza sperimentale, cantata da una voce distorsissima che accompagna bassi e drums singhiozzanti e suoni di vario tipo che a turno s'intromettono e prendono il sopravvento.Chiude il tutto ancora lo speaker che viene dall'oltretomba.
Disco folle e per folli. Ma Frank Zappa era di tutta un'altra follia.
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