La tanto rara quanto terribile malattia di cui è affetto Rocky Dennis (un giovanissimo Eric Soltz) si chiama leontiasi: gli deforma mostruosamente il cranio e il viso rendendolo così deforme da far credere alla gente che indossi una maschera. È compensata però dall'amore profondo che sua madre Rusty (Cher) prova per lui e dalla disinteressata e protettiva amicizia che un gruppo di balordi inoffensivi offre al giovane.

Il padre di Rocky ha abbandonato sua madre quando lui era ancora molto piccolo e lei trova rifugio alle difficoltà e alle sofferenze dandosi alla droga e passando tra le braccia di numerosi uomini. Rocky supera quotidianamente le sfide che la vita gli impone, sempre con dignità, ottimismo e una buona dose di ironia, riuscendo a diventare un punto di riferimento per i suoi compagni di scuola. Egli però detesta il fatto che sua madre continui a drogarsi, e fa di tutto per farla smettere. Pare sia lui il genitore e lei la figlia, e lei ci prova: cerca diverse volte di disintossicarsi per far felice il suo amato figlio. Un pò per fuggire dalla vita di tutti i giorni, un pò per puro svago, Rocky accetta un lavoro estivo come guida e assistente in un campeggio di adolescenti non vedenti. È qui che incontra la giovane Diana (Laura Dern), con la quale nasce un sentimento puro e delicato, rovinato però dai pregiudizi della famiglia di lei, che le impedisce di continuare la relazione. Proprio in quei giorni anche il migliore amico del ragazzo lo abbandona per cambiare città. Ogni speranza crolla, ogni progetto sfuma e una notte Rocky, che ha ormai perso la sua forza motrice, ossia il suo ottimismo, muore, lasciando sua madre Rusty sola e disperata, incapace di riprendersi dalla perdita benché sia riuscita, grazie al sostegno del figlio, ad uscire dal tunnel della droga. Bogdanovich racconta la storia vera di Rocky e Rusty Dennis con candore, pudore e sensibilità. Il resto è merito degli attori.

Stoltz era all'epoca un ragazzino alle prime esperienze cinematografiche e Cher era al suo primo ruolo da protagonista; olretutto fino ad allora aveva interpretato solo ruoli comici (a parte il ruolo di Sissy a teatro, in «Jimmy Dean, Jimmy Dean» e una parte secondaria in «Silkwood»), quindi tanto i critici quanto il grande pubblico non credevano che i due fossero in grado di un'interpretazione così altamente drammatica. Credo che questa sia l'interpretazione migliore della carriera di attrice di Cher, che a mio avviso avrebbe meritato l'Oscar per questo film più che per «Stregata dalla Luna». Per tutta la durata del film lo spettatore non prova particolare disagio: la storia è così pulita che la deformità e la malattia del protagonista passano in secondo piano, ma la sofferenza torna con tutta la sua intensità nella scena finale, in cui Rusty scopre il corpo senza vita di Rocky. Una scena di straordinaria intensità e drammaticità che laureò Cher attrice completa e rese questo film una pietra miliare nella sua carriera.

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