Per citare Peter Hammill l'arte "si trova nelle pennellate ampie, nel quadro di grandi dimensioni...ma anche in un granello di sabbia" : non ci possono essere parole più efficaci per inquadrare gran parte della sua carriera stilistica e in particolare questo disco."A Black Box" vide la luce nel 1980 e viene subito dopo lavori coraggiosi ed innovativi come "The Future Now" e "PH7" anche se la lunga "suite "Flight" era stata composta prima di "PH7". All'epoca la sua carriera aveva preso una direzione senza compromessi ed ostinatamente sempre più lontana dal music business

E' un'atmosfera di desolazione quella che esce dai solchi di questo disco: la secchezza espressiva di certe soluzioni sonore avvicinano "A Black Box" alle contigue sonorità New Wave anche se Hammill mantiene comunque un proprio linguaggio intelligibile.Il disco è diviso in due tronconi : la facciata A del vinile comprende sette pezzi brevi e concisi che vennero composti dopo la suite "Flight" per completare l'album e donargli maggiore lunghezz : questo non significa però che trattasi di meri riempitivi, anzi in questi bozzetti sonori si trovano alcune delle pagine migliori scritte dal compositore inglese.

Con il supporto essenziale di synth, drum-machine e chitarra la prima facciata inizia in modo aggressivo con "Golden Promises".La successiva "Losing Faith in Words" è introdotta da un giro di tastiera desolante e il brano riesce a coinvolgere grazie anche alla tipica voce aggressiva di Hammill per poi lasciare subito la scena a "Jargon King", un pezzo recitato dominato dalla drum-machine e da effetti sperimentlai di synth, sicuramente uno dei brani più atipici del suo repertorio.Siamo ormai immersi in un'atmosfera claustrofobica che viene confermata da "Fogwalking" dove fa capolino l'ospite David Jackson con il suo sax a punteggiare quello che è uo dei vertici del disco : un pezzo spettrale che ci accompagna in un immaginario viaggio in un panorama nebbioso dell'anima.Dopo la breve "The Spirit", con "In Slow Time" Hammill ci dona un'altra pagina indimenticabile pregna di atmosfere cupe caratterrizzata dall'uso massiccio del synth."The Wipe" è un bozzetto sonoro sperimetale che chiude la prima parte dell'album.

Il lato B è occupato dalla lunga suite di "Flight", sicuramente il pezzo forte del disco che inizia con sommesse note di pianoforte e chitarra acustica per poi dispiegarsi in un variegato mosaico sonoro in cui si alternano momenti più quieti ai tipici deliri espressionisti e drammatici a cui ci avevano abituato i VDGG : questa è la prima "suite" composta dall'Hammill solista dopo lo scioglimento dei VDGG e ha quindi un'importanza storica notevole considerando anche la qualità musicale della proposta.

In definitiva un disco epocale dove si può leggere il duplice modo di espressione artistico di Hammill : al lato più intimista che si esprime in brevi bozzetti sonori qui particolarmente scarni e desolati si contrappone quello dove ama esprimersi in lunghe pennellate sonore rappresentato qui da "Flight".

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