Iniziando la recensione de "L'Attimo Fuggente", la prima cosa che mi è venuta in mente è che sarebbe stato molto ma molto più difficile di quanto non si immagini. Perchè è facile scadere nel banale, nella retorica, analizzando un film che bene o male è riuscito a conciliare tutti, campione d'incassi, accolto quasi trionfalmente dalla critica, capace di piacere tanto al quattordicenne complessato quanto all'attempato intenditore ultra-cinquantenne.  Perchè è un film che si scaglia, indirettamente ma con grande veemenza, contro uno di quei "bersagli facili", e cioè il bigottismo del sistema scolastico, che insieme ad altri temi fissi rappresenta una garanzia quasi certa, se non di qualità del prodotto, quantomeno di popolarità (si veda, uno per tutti, "American Idiot" dei Green Day: prendi un soggetto vulnerabile, lo critichi più o meno violentemente ed ecco bell'e pronto il successo).  Fortunatamente questo non è il caso di questo film, ed è per questo che è necessario compiere un'operazione delicata di analisi e commento. Partiamo con i dati oggettivi: regia di Peter Weir, uscito nel 1989, due ore e spiccioli di film interpretati su tutti da un Robin Williams più in rampa di lancio che mai, che non vinse un oscar a mio avviso meritatissimo. Williams interpreta il professor Keating, ormai trasceso dal semplice personaggio cinematografico e posto a icona dell'anticonformismo, del libero pensiero o, più banalmente, identificato dai più come "professore ideale". Egli è promosso a professore di lettere in un rigidissimo istituto di stampo cattolico, annus domini 1959, e subito si mette in mostra per i suoi metodi poco ortodossi, per la sua attitudine più aperta verso la creatività e il libero pensiero, per le sue lezioni anticonvenzionali e per il suo motto, ripetuto ossessivamente, "Carpe Diem", dal latino letteralmente "cogli l'attimo", un chiaro invito a non farsi scappare le occasioni offerte dalla vita.  I suoi allievi, tra i quali sono poste in maggior rilevanza le vicende di Neil, brillante ed intelligente studente con vocazioni artistiche al teatro brutalmente soffocate dal padre, e Todd Anderson, ragazzo più timido ed impacciato che è tentato dalle idee proposte da Keating ma che non riesce nell'arco del film a sciogliersi del tutto. Non meno marginale la sotto-storia (che dà anche il titolo originale al film) della "Società dei poeti defunti", un'associazione bandita dal preside della scuola che predica, da adepti del professore, il carpe diem e si propone di comporre e leggere poesie per cogliere quanto di bello c'è nell'esistenza umana, concepita come un forte insieme di emozioni, ma anche sotto un profilo meramente biologico e quindi ateo, non trascendente. C'è perfino spazio per una, benchè poco originale, storia d'amore, tra due alunni della scuola. La situazione evidentemente precipita a un certo punto, i vincoli del padre di Neil si fanno troppo pressanti, e lui, capito che è giusto sviluppare una propria idea e personalità, schiacciato tra la sua volontà e gli obblighi paterni, si suicida. A farne le spese è lo stesso Keating, incolpato di corrompere i giovani inculcando loro idee "perverse", come un moderno Socrate. La scena finale, quella che ha fatto piangere migliaia e migliaia di studenti e non, con il professore che torna in classe a raccogliere le sue robe mentre il preside si improvvisa professore riprendendo le sue tesi bacchettone e schematiche, vede prima Todd, che si libera di ogni indugio e si alza in piedi sul banco invocando "O Capitano, mio capitano", seguito poi significativamente un'altra metà classe (non tutti, non solo uno), quella che ha veramente recepito il messaggio del professore. Ora, questa scena è obiettivamente grandiosa, significativa, anche in un certo senso inattesa, dal fortissimo valore simbolico.  L'intero film, di base, pur non essendo forse l'acclamato capolavoro a 5 stelle strombazzato da più parti e non avendo forse tutta l'innocenza che si pensa, ha comunque un grosso significato, e presenta un'intelligente (quanto radicale) critica alla gestione delle scuole contro la formazione di un libero pensiero, e a mio avviso anche contro la mentalità chiusa della chiesa. Williams è semplicemente straordinario ed altamente comunicativo, il suo messaggio può essere magari rifiutato, ma sarebbe un grosso peccato passare oltre senza dargli un'occhiata, senza rifletterci su. Tutti gli altri giovani attori (Ethan Hawke mi sembra interpreti Todd, a me la sua interpretazione è piaciuta, mi spiace non abbia poi sfondato) sono convincenti, dal ruolo del timido a quello del traditore a quello dell'inespresso, hanno tutti una loro storia da raccontare. La regia di Peter Weir è superba. Oltre alla scena finale, alla prima lezione di Keating e all'ultima sera vissuta da Neil, che colpiscono tutte in modi diversi, bellissima anche la scena del professore che li fa giocare a calcio emozionandosi come un bambino e viene infine portato in trionfo dai suoi allievi.  Per concludere, insomma, è bello pensare che da qualche parte ci sia un professor Keating e possa davvero insegnarci che andare a scuola è bello, e come cogliere l'attimo e la parte bella della vita. Finchè (ma aspetto e un pochino confido in delle smentite) rimarrà un'utopia, accontentiamoci quindi di questo cult movie, che senza raggiungere la perfezione saprà senza dubbio stimolare quelle 2\3 persone che non l'hanno ancora visto.

Carico i commenti...  con calma