"It makes me really think that you love me more than the other labored six hours. To hold my body in her arms. Fuck you jesus!"

Prendete una manciata di ragazzi nevrotici e schizzati. Che pensino fuori da ogni schema, che seguano unicamente le proprie regole e che abbiano fegato. Tra questi, coloro che suonano devono far casino per 40 anche se sono 8 volte di meno. Metteteci un cantante, o anche due, che non abbia paura di far sanguinare le proprie corde vocali. Fai suonare questi ragazzacci parecchio, fai loro scrivere e incidere album e guarda che succede.

Il risultato solitamente lascia chi ascolta per la prima volta scuoiato vivo. 

La cosa è strana. Prendi dei musicisti che facciano un casino della madonna e uno che urli a pieni polmoni al microfono. Musicisti talmente presi da quello che suonano che lo eruttano con una violenza inaudita, un caos che racchiude in sè una bellezza impensabile. Questo è l'effetto. La cosa strana è che un genere tanto semplice non risale ad eoni fa, ci ha messo circa un decennio a prendere forma, a costruire il suo scarno scheletro, uno scheletro essenziale e, proprio per questo si è potuto arricchire e personalizzare in moltissimi modi, tanto che un genere che alle sue prime gloriose battute era nichilismo sonoro puro ora ha un disco e un gruppo per quasi ogni sfumatura dello "spettro emozionale". Il minimo comune denominatore è l'intensità.

Alle prime gloriose battute del genere ormai consolidato dopo la lunga fase embrionale, svettava un gruppo in particolare, più folle degli altri. Un collettivo impulsivo e impazzito che ha sempre saputo cosa volesse dire scrivere e suonare con le viscere. Spesso sono stati in 8 con tre chitarristi, due bassisti, due cantanti.

Si chiamavano Pg. 99

Ed era l'alba del terzo millennio quando uscì Document  #5. Un album fenomenale scritto con ispirazione, ferocia, maestria, poesia e soprattutto follia. Non esiste solo la violenza qua però, i Pg. 99 sapevano rendere intricata la loro musica e sapevano far convivere il caos abrasive con delle melodie, pure geniali, pure bellissime. "My Application To Heaven" è un esempio perfetto di tutto ciò, un brano manifesto che riassume perfettamente l' essenza di Document #5 e dei Pg. 99. Non contenta dell' apocalisse scatenata con i 9 brani precedenti, la band dimostra di saper scrivere anche brani lunghi e monolitici e chiude il suo personale attacco all' arma bianca di 25 minuti con " By The Fireplace in White". 11 minuti indescrivibili e incatalogabili. Tanta angoscia e decadenza. 

Nonostante tutto ciò lavoro più celebre è quello dei sette alienanti brani di Document #8 che insieme a questo Document #5 va a definire un tipo di suono che sfonda la barriera dell' aggressività pura e del nichilismo più affilato e diventa catarsi, dove la poesia non è solo quella delle parole urlate.

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