A Sandra volli subito bene. Credo d'aver scelto a priori, prima di parlarci. E ci parlavo, sul serio. Non come parlo di solito, giusto per parlare, per riempire dei vuoti che si parano davanti. Ci parlavo con l'intento di comunicare. Fu una cosa nuova per me.
Aspettavo una settimana intera per far capitare il mio turno con il suo ed era un piacere stare a parlare per ore ed ore. I clienti erano solo un intervallo tra le nostre parole. Ho un ricordo molto netto di questi pomeriggi col sole alto, che s'infrange su questo mare calmissimo e noi che parliamo mentre superiamo Pianosa. Quanto mi sarebbe piaciuto smettere con tutto, con i clienti, basta con tutto ed andarci a Pianosa.

Io le parlavo di Dé, lontana, a casa e di quanto smussa i miei angoli, cura il mio umore, seda la mia parte malsana. Sandra, invece, mi diceva che si voleva sposare, ma che prima doveva dimagrire, che non sta bene, per una donna della sua età, apparire imperfetta in un giorno del genere. E se le facevo notare che stava bene, in forma, per essere una donna della sua età e per essere una donna e basta, lei mi rispondeva: « Sì, o' cazz', grazie, mi stai simpatico pure tu.»
« Sei troppo rigoroso, tu! » mi disse un giorno. Non mi ricordo perché. Io non ci pensai. Non penso, di solito ho altro da fare, ma ieri c'ho pensato. Da un tale che conosco proviene la massima che certifica che nella vita si può essere o etici o felici, l'una esclude l'altra ed io alla felicità c'ho rinunciato da subito.

Pharoah Sanders mi piace perché non è come me e questo si scontra col mio egocentrismo. Pharoah Sanders non è uno di quelli rigorosi. No, lui è uno di quelli che ha un sorriso per tutti, che non ha bisogno di curar se stesso e quindi puoi dedicarsi alla cura degli altri. Pharoah Sanders mi piace perché dalle sue sciosciate nel sassofono scaturiscono tanti arcobaleni, che mi destano, mi sollevano e mi portano via dai miei grigiori. Pharoah Sanders mi piace, soprattutto, perché è un amico. Non è Coltrane, non è un serioso, uno con dubbi, uno che deve razionalizzare, capire, gestire, controllare, imperare. Pharoah porta il paradiso in terra, se ne fotte di tutto e di niente. Soprassiede e cura allo stesso tempo. Un amico, appunto.

Quel che mi piace morbosamente della sua musica è questa tensione alla nota piacevole. E' free, intendiamoci, quanto più free possibile, ma non perde di vista la sola cosa che conta nella musica, così come nella vita: la melodia. Questo suo incatenare una nota maggiore all'altra mi sembra una formula per salvare il mondo partendo dal singolo. Aiuto te, te, te, te, e poi te, aiuto tutti, il mondo a poco alla volta. Pharoah Sanders è meglio di Malcom X.

Lasciate perdere tutto, il mondo vi consiglierà "Karma", "Jewels of Thought", ma il mondo è popolato da stupidi noiosi, che non riescono a dir qualcosa d'intelligente manco col lanternino, nemmeno per fortuna. Disconi, per la madonna, roba da rimanerci di merda, ma "Thembi" è il suo disco migliore, il suo capolavoro tra i capolavori, più accessibile e questa è musica nata per essere accessibile.

E non è solo free Jazz con un cuore grosso così. No, sarebbe riduttivo. E' kraut, è vita, la melodia per salvarti dal free, il free come le angosce che ti turbano e la melodia che ti viene a prendere. Basta un sorriso, a volte. Io non sorrido mai. Per questo mi piace Pharoah.

Carico i commenti... con calma