Labirinto di Morte viene scritto subito dopo Ubik. Trovate geniali caratterizzano il romanzo precedente a questo e trovate geniali caratterizzano quest'altro. In comune c'è il fatto di essere entrambi romanzi molto cupi, "Bad Trip" dall'inizio alla fine, di una psichedelia trascinante e allucinatoria. Ma i paragoni si possono benissimo fermare qua.

Labirinto di Morte non corrisponde alle prime domande che l'autore si fa sulla manipolazione della realtà ma anche qua conferisce una profondità difficilmente raggiungibile a tematiche che in futuro sia nella letteratura che nel cinema di fantascienza andranno di gran moda. Precursore e maestro insuperato.

La trama è entropica, cupa, senza speranza, intervallata da sprazzi visionari, paragrafi psichedelici ispirati dall'esperienza dell'autore con l'LSD. Spesso si sfocia in divagazioni filosofiche e teologiche in cui ci si ritrova davvero di tutto, che fanno sfociare le conoscenze sul nostro universo in qualcos'altro. Viene a crearsi una realtà nuova con un continuo effetto matrioska. Perché Dick è un creatore di universi, realtà vivide e sfaccettate che quasi nessun'altro autore riuscirebbe a creare. Un universo creato da una mente fuori dal comune è il teatro di una vicenda piuttosto semplice che però degenera rapidamente per fattori del tutto interni. Sono gli stessi protagonisti a fare precipitare la situazione, sono loro a essere i nemici di sè stessi.  La paranoia è la vera protagonista per quasi tutto il romanzo. Protagonista fino a quando tutto si frantuma e la claustrofobia subentra rendendo la disgrazia molto più inquietante.

Infine troviamo una conclusione allucinante. Un accavallamento estremo ed enigmatico di universi accompagnato da una vigorosa domanda dalla risposta sfuggente. Forse metaforica. Accusatoria pure. Dick ce l'ha con qualcuno. Con noi.

La vigorosa domanda comunque sarebbe: "Ma che cazzo ho appena letto?" 

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