Come ho letto Odifreddi? Con la curiosità di una scimmia e la voracità di un criceto.
Il percorso da Fibonacci a Einstein. dall'infinitamente grande al microcosmo, visti entrambi con gli occhi dello scienziato, portano ad una conclusione.
La conclusione proposta dalla mia lettura è, mi si perdoni il paragone, cartesiana.
Il dubbio che porta alla scoperta diventa la negazione del dio immanente, in ogni dimostrazione citata nel percorso storico si ritrova un ma o un se.
Curioso ad esempio il capitolo dedicato alle vespe, il titolo in se indurrebbe ad orientare sugli insetti, ma la bellissima citazione di Aristofane crea quel "depistaggio intellettuale" che apre a tante sfaccettature.
Per il lettore viene trasmessa una cosa importante, capitolo dopo capitolo, ed è l'idea di insieme della natura, sorella scimmia e fratello verme sono parti di quell'unità, da osservare per capirne le interazioni.
Questa unità genera il caos. e siamo così arrivati alle farfalle, ma il caos è comunque ordine, dalla scienza si passa alla filosofia.
Una danza con suoni del deserto, voci di strumenti arabi, violini, dervisci che ruotano, riavvolgendo le parole ed i concetti in una spirale in cui tuffarsi per cercare il fondo che non c'è.
L'uomo per quanto esplori arriverà sempre sino a, ma l'oltre sarà l'ulteriore scoperta che anticiperà ancora quell'altra ancora.
Intelligenza e cultura suppliscono le carenze, la spiegazione spezzettata rende la materia friabile? no di certo, lo è già, ma la sua natura spugnosa assorbe e rilascia nuova materia, ed è la crescita.
Questa è la mia lettura di Odifreddi, appassionatamente faziosa.
Carico i commenti... con calma