C'era una volta la musica concreta, la si faceva a Parigi nello Studio d'Essai della RTF, la radiotelevisione francese. Si chiamava concreta perché si basava sull'idea di registrare rumori e suoni dal mondo reale (per esempio trottole, pentole, treni) per poi rielaborarli in studio dando loro una diversa forma acustica. Pierre Schaeffer (1910-1995) è stato l'inventore della musica concreta e colui che vi si è dedicato a lungo con autentica passione, lasciandoci anche dei saggi teorici di una certa importanza (tra gli altri, A la recherche d'une musique concrète e L'objet musical). Con Pierre Henry, musicista di impostazione più tradizionale che lavorava anch'egli nello studio parigino, realizza il brano più famoso di musica concreta, la "Symphonie pour un homme seul": prima versione del 1949, elaborata da Henry nella forma definitiva nel 1951.

Questo brano non ha niente della sinfonia classica, si avvicina piuttosto a una suite essendo articolato in 12 brevi sezioni, per 21 minuti di durata. Una specie di collage che brulica di spezzoni di voci, maschili e femminili, variamente ricomposti e ripetuti; in alcuni momenti le voci sono fatte scorrere all'indietro, o accelerate. Altri ingredienti sonori sono grida, fischi, rumori di passi, porte che sbattono, crepitii metallici, oltre al suono registrato di un pianoforte preparato.

Un pot-pourri acustico più che musicale, anche se non privo di un suo particolare fascino. Celebre è rimasta la coreografia della "Symphonie pour un homme seul" realizzata da Maurice Béjart nel 1955 per il Festival di Avignone. Ma è inutile nasconderlo: questo brano, come tutta la musica concreta, è molto fragile dal punto di vista dei valori musicali. Il suo interesse non risiede tanto nel pregio artistico, quanto nel fatto che l'interesse di Schaeffer per il rumore come elemento musicale ha aperto la strada a tante tendenze e forme espressive nei decenni a venire, non escluso il rock.

In fondo Schaeffer e i suoi hanno inventato la tecnica del sampling, del campionamento, sia pure con mezzi che oggi appaiono rudimentali. Era un tentativo, nell'Europa che stava cercando di lasciarsi alle spalle le macerie fumanti della guerra, di immaginare nuovi orizzonti sonori. Altri l'avrebbero fatto in maniera ben più profonda e incisiva, ma quell'intuizione, il campionamento, resta validissima a tutt'oggi. Sicché possiamo dire che c'era una volta la musica concreta e oggi non c'è più. Ma nel frattempo, si è di molto trasformata.

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