Una donna nuda adagiata su un letto di teschi, vermi e fiori appassiti; se un'immagine vale mille parole, questa splendida cover di John Dyer Baizley ne vale almeno un milione...o forse soltanto una: riassunto. La sintesi ideale del quarto lavoro targato Pig Destroyer: "Phantom Limb" (2007).

La folle band capitanata da JR Hayes torna con l'ennesimo disco devastante, e si rivela ancora una volta molto bisognosa d'affetto. Già, perché, che ci crediate o no, moltissime tracce dell'album hanno come tema l'amore, e in "4th Degree Burns" Hayes arriva persino a essere romantico. Tra riff assassini e una batteria maciullante, il poeta americano declama le sue poesie morbose e commoventi, strizzando l'occhio a Baudelaire.  

Dal punto di vista musicale, "Phantom Limb" segna la definitiva maturazione del gruppo di Washington. Le tipiche incursioni elettroniche, impreziosite dal campionamento di suoni e voci da parte di Blake Harrison (si ascolti l'ultimo brano, in cui il canto dei grilli si fonde con la radio accesa), sono più che apprezzabili; tuttavia, oltre al furente e passionale Hayes, la spina dorsale dell'album è costituita dalla premiata ditta Hull&Harvey, eccezionali nell'evocare le atmosfere estreme e deliranti del disco (si senta la chitarra del primo in "The Machete Twins" o la batteria del secondo in "Loathsome"). "Phantom Limb" è diviso in due parti: la prima offre all'ascoltatore Grindcore da paura, la seconda composizioni influenzate dal Death e dal Thrash, più lunghe, "distese" (si fa per dire), complesse...quasi corroboranti.

In conclusione? Un disco crudo, maligno e fottuto. Bello da far vomitare.

Carico i commenti... con calma