Mi sono sempre chiesto cosa si può provare ad essere un personaggio famoso, o più nello specifico, cosasi prova nel sapere di avere avuto un certo peso nella storia della musica, di essere idolatrato da tante persone, o magari criticato da altre. Grazie a Roger Waters credo che la mia curiosità sia stata ampiamente soddisfatta da un adeguata risposta, e "The Wall" inteso come concept prima ancora che come disco e film definisce in pieno quella che può essere la risposta a tali quesiti. Lo spettro della guerra, la madre ossessiva, il padre morto nella battaglia di Anzio, il fallimento dei rapporti amorosi, il "peso" di essere una rock star comandata a bacchetta dai burattinai dello show-business, ecco cosa si può provare ad essere il leader di una rock band tra le più importanti che la storia ricordino. In fondo stiamo parlando di una persona come tante altre (o quasi) a cui la vita ha riservato un ruolo fuori dal comune. Un uomo come altri in cui esistono segreti e sensazioni recondite, spesso tenuti sotto controllo, ma che a volte possono anche venir fuori: "Is there anybody out there?", un appello che cade nel vuoto..." ...è la risposta mai data alle invocazioni più dolenti ed intime di ogni uomo, il silenzio di cuori che fa tremare l'animo di tutti nella confusione delle folle...". Non so di chi siamo queste parole, se di Roger in persona o dell'autore di un libro sui Floyd che possiedo. Vi posso solo dire che è la frase che più mi è rimasta impressa e che meglio descrive la desolazione dell'anima, la sensazione che (credo) ciascuno di noi prima o poi è costretto a provare, causa le molteplici situazioni che la vita ci mette davanti.

Ciascuna delle situazioni descritte crea mattone su mattone un muro alienante, dal quale alle volte può essere veramente difficile uscirne, ed anche quando si è fuori cosa può succedere? "... si può sbattere il cuore contro il muro di qualche fottuto..." ("Outside The Wall"). Come commentava (giustamente) qualcuno all'ultima recensione fatta al disco, è inutile decantare le lodi di questa opera dopo ben 26 anni, non aggiunge niente di nuovo a quanto non sia stato già detto. Vi dirò solo che (per chi non lo avesse mai visto) di non basarvi su quanto vi capiterà di sentire ingiro da gente che di "The Wall" non ha capito niente, le scene sono crude e molto più pervase dal pessimismo rispetto al disco, e non poteva essere altrimenti, poichè la rappresentazione visiva rende un effetto diverso dall'ascolto, sebbene i concetti di fondo siano gli stessi. Il film è molto più duro, tanto che Gilmour si dichiarò "disturbato" da una tale rappresentazione, e come lui tante altre persone, che avendolo conosciuto superficialmente potrebbero darvi giudizi affrettati e banalizzare il tema. Addirittura la mediocrità della gente arrivò a farsi sentire alle mie orecchie dicendomi: "ma il protagonista del filmera un politico fascista?", no, certo che no, per chi conosce l'opera sa che per Roger Waters valgono le equazioni: fascimo = solitudine, solitudine = anticamera della morte. Credo che in poche opere musicali forse nessun'altra siano presenti cosi tanti concetti come qui, in particolare di tale levatura politica e sociale. Si sarebbe potuto banalmente riprendere il gruppo durante le esecuzioni live del disco con tanto di scenografia e pubblicarlo, avrebbero riscosso un gran successo come sempre, ma i Floyd, hanno fatto ben altro a loro nome, lasciando un n-esimo segno della loro originalità.

Diretto da Alan Parker, sceneggiato da Roger Waters e arricchito la dove con le sole immagini reali non si poteva rappresentare, dalle animazioni di Gerald Scarfe. Fu interpretato da Bob Geldof nel ruolo del protagonista Pink, che all'epoca suscitò molto clamore poichè l'interprete ideale doveva essere Roger, almeno sulla carta. I dialoghi sono presenti approssimativamente soltanto nel 5% del film. Presentato in anteprima al 35esimo Festival di Cannes il 22 Maggio 1982, a mezzanotte, "The Wall" ha segnato la storia, un epoca, un percorso musicale, un modo originale di esprimere le forme d'arte, un notevole contributo alla musica riconfermandola come strumento di grande portata intellettiva oltre al mero svago.

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