Perché? Cazzo d'uno stracazzo d'un ultracazzo!!! Ma perché?

Perché si fa un'estenuante gara con se stessi e col mondo con l'unico fine di farsi odiare e dimenticare?

Perché si cerca di fare in modo che persino un ex devoto come il sottoscritto possa prendere in considerazione di prendere l'intera discografia originale e portarla sdegnosamente al "Libraccio", persino nell'ipotesi di cederla a gratis, anche in cambio di una cartina usata dell'Italia?

Perché?

Non mi accontento della risposta naturale (perché è rincoglionito).

Sono un pignolino. Mi piace analizzare, pensare, "introspettare", mettermi in discussione, arrivare a una conclusione e disfarla con metodo un minuto dopo.

Ma qui non riesco ad avere dubbi: è finito. Strafinito. Irrecuperabile.

Ma rimaniamo ai perché.

Forse perché le cose che costano 10 euri e si vendono in edicola hanno più possibilità di "far cassa"?

Perché l'ex zio Pino (oggi mi viene proprio da chiamarlo "il signor daniele") quando registra qualunque cosa sente l'irrinunciabile ed autolesionistico impulso di pubblicarla, a prescindere da ogni dato, primo tra tutti la qualità di ciò che ha prodotto?

Perché la moglie gli dice di fare così?

Perché in un mondo dominato dai gigidalessi (l'anno scorso sul palco con lui... no comment) dagli xfactor e dagli amicidelladefilippi che riempiono piazze come Fossati mai, non è conveniente darsi alla qualità, o più che altro nessuno se ne accorge più di cosa sia la qualità?

Perché i soldi si fanno coi concerti, ed un dischino nuovo è sempre un'ottima scusa per fare dei concerti?

Non lo so, e non ipotizzo più.

So solo che questa cosina originale che mi trovo tra le mani non ha senso. Pezzo che vorrebbe esser di punta è un'insulsa ballata strasentita e dal testo indigeribile, con rappata d'ordinanza del cretino di turno, ed il resto a seguire sono le solite, strasolite, ultrasolite cose, semplicemente suonate con strumenti elettrici.

Si minaccia una seconda parte di ultrabanalità identiche suonate con quelli acustici.

Un musicista bravissimo, che c'era in Italia, un certo Pino Daniele, in un bellissimo concerto degli anni ottanta buttò lì un siparietto acustico perfetto nell'ambito di un concerto elettrico altrettanto perfetto. E tutto era scritto, suonato e cantato benissimo.

Peccato che certe persone non ci siano più.

Lo saluto con le parole dell'immortale Guccio (uno che invece tiene): voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi.

Zio Pino, te lo dico col cuore infranto: ma vai a quel paese.

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