Forse è naturale che non si parli più di tanto di un disco della durata di 9:56, ma è un peccato che non si conoscano le colonne sonore di Pino Daniele tanto quanto meriterebbero. Sarebbe stato bello se Pino avesse pubblicato le colonne sonore dei film ai quali ha collaborato. In "Ricomincio da tre" di Troisi, "Amore a prima vista" di Salemme, nell'ultimo "La seconda volta non si scorda mai" di Siani (per citarne alcuni) zio Pino ha dato il suo tocco di mediterraneità, usando l'arma degli strumentali acustici, arma che lui sa essere molto efficiente nel creare un determinato tipo di atmosfera sud italica. Magari in futuro farà un bel cofanetto con tutte le sue colonne sonore dentro, chissà.

Questo brevissimo "Le vie del Signore sono finite" (film anch'esso di Massimo Troisi) dura meno di un comune singolo e contiene un brano cantato e 5 strumentali. Il pezzo centrale è proprio quello cantato, "Qualcosa arriverà". Pino Daniele lo riproponerà anche nel mega concerto di Piazza del Plebiscito del tour di "Schizzechea with love". E' una di quelle tipiche ballate del Pino di fine anni '80 alle quali seguirà un lungo filone di successi aventi stile simile che andrà a segnare molti dei lavori futuri. Un mix fra malinconia e sottile allegria. Secondo il sottoscritto è uno dei brani più belli della carriera dell'artista. La traccia numero 4 del disco ne presenta una versione strumentale in cui la chitarra si occupa di sostituire la voce e di arricchirne la linea melodica con arpeggi e intervalli di sesta tipici di Pino. La voce del ritornello è eseguita invece da un dolcissimo strumento a fiato che rende il pezzo ancora più arioso di quanto non lo fosse già. Tra gli altri brani figura "Promenade", con un pattern melodico che Pino ci ha presentato molte volte. Stesso dicasi per la brevissima "Nustalgia". Dura solo 40 secondi, ma le esigenze cinematografiche dettano legge e non si può sfuggire. "Chez moi" è un valzer che se non ricordo male ha il compito di fare la sottofondo musicale per una festa da ballo di una scena del film. "Tarantarabe" ha la passione dei pezzi ritmati di chitarra classica, i cui fraseggi emergono in maniera dirompente, fra l'altro anche con passaggi veloci. Il sound è tipico di quegli anni. Siamo nel 1988. Un anno dopo sentiremo atmosfere simili nell'album "Mascalzone latino".

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