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Beh De-colleghi... siamo di fronte ad una delle opere piu' interessanti del quartetto di folletti piu' creativo della storia del rock. I Pixies (Black Francis:vocals and rithm guitar Joy Santiago:lead guitar Kim Deal:bass David Lovering:drums), nati in quel di Boston nella seconda meta' degli ''Eighties'', dopo aver gia' dato prova della loro eclettica maestria nel godibilissimo ''Come On Pilgrim'', sfornano una pietra miliare dell'underground americano tutto. E allora tuffiamoci in quello che e' a detta di molti e del sottoscritto un capolavoro assoluto...''Vamos''!
Le 14 tracce che compongono l'album, a meta' strada tra il punk piu' crudo e il pop piu' accattivante, costituiscono ognuna un intrigante microcosmo di originalità e, seppur con le dovute differenze, conferiscono allo stesso un'indiscussa omogeneita'. La sezione ritmica tanto ossessiva, forsennata, quanto precisa ed ineccepibile, su cui va a staiarsi una fantasiosa e magica Gibson Les Paul, risulta essere il palcoscenico piu' adeguato per l'ipnotica pantomima messa in scena da quello che negli anni a venire sarebbe stato ricordato col nome di Frank Black. Egli, nei toni talvolta pacato e clemente, tal'altra feroce e spietato, si fa portavoce di storie ed aneddoti alle volte surreali che, filtrati attraverso uno spanglish che evoca atmosfere dal sapore tanto ispanico quanto prettamente ''British'', concorrono a rendere ''Surfer Rosa'' ancor piu' magistrale.
L'opera e' intrisa di ironiche risate, feroci invettive, cruenti richieste e nevrotici interrogativi (i ''Talking Heads'' hanno fatto scuola); ''Bone Machine'', ''Gigantic'', ''River Euphrates'', ''Caribou'', Vamos'' sono soltanto alcune delle perle che rendono l'album una vera e propria enciclopedia di istinti e sensazioni, che riesce cosi' ad omaggiare, distaccandosene, la quanto mai proficua scena underground degli Ottanta, ponendosi indiscutibilmente sul gradino piu' alto di una piramide che, in seguito, senza di loro, avrebbe vacillato non poco.
P.S. Produced and Engineered by Steve Albini
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