Il secondo lavoro di PLUHM, progetto dell'italiano e siciliano Lucio è un album immersivo, potente, profondo.

"Canzoni dell'io nudo" parte dall'ambient drone, quello più cupo e cinematico per intraprendere strade diverse seppur imparentate: shoegaze, idm, neo classica, sacrale.

Guardando i titoli si potrebbe pensare ad una sorta di seduta psicanalitica, una sorta di autoanalisi, che parte da "Discesa" con il suo crescendo heckeriano che esplode in un buco nero di cristallina intensità, prosegue con i battiti Burialiani di "L'io Nudo" ed i suoi organi chiesastici solenni e bellissimi, organi che ritroviamo anche nella terza e statica traccia, una stasi che quasi si muove, tanto sale di intensità ad ogni secondo che passa. La prima perla si ha però con "L'Abisso": un accumulo di detriti radioattivi che sfociano in un finale al rallenty, un passo lento e profondo con contraltare di striduli suoni melodici provenienti da chissà quali profondità dell'inconscio.

Con la quinta traccia, "Essenza del Reale", si prende una boccata d'ossigeno: un pianoforte feltato e malinconico ci accompagna per tutto il pezzo, partendo leggero, per poi sgretolarsi sotto coltri di rumore cristallino e melodie sghembe ma chiarissime.

Da qui in poi si scenderà ancora, verso l'ignoto dell'io, per questo mensione a parte hanno le due tracce successive: "Ossessione" è emozione allo stato puro, un battito costante e potente si staglia sopra un pianoforte triste e dolcissimo, e voci sacrali che riempiono tutti gli spazi, prima di un finale dove tutto si ferma ed entra una melodia sospesa e fluttuante che si apre disegnando paesaggi onirici (molto bello il video). "La Nube S'addensa", ha una struttura simile a L'Abisso, con un accumulo perenne, dettato da un pianoforte costante e insistente, per poi esplodere/implodere su se stesso in un turbine di idm lentissimo e nero come il mare in tempesta.

Siamo alla fine e "Il Palazzo del Rimpianto" ci prepara a riemergere da questo nero che avvolge tutto, l'aria si fa rassegnata, quasi dimessa, sempre in crescendo, prima che uno strumento di Orientale provenienza disegni melodie solenni e sfoci in un finale cinematico e liberatorio (c'ho sentito qualcosa dei Dead Can Dance). "Risalita", come esplicato dal titolo stesso, è un brano dove la nube creata fin adesso si dissolve, lasciando spazio ad un respiro finale che sa di liberazione.

Canzoni dell'io nudo è un album che va ascoltato dall'inizio alla fine, senza pause. Un pezzo di arte nostrana che non può e non deve passare inosservato.

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