I texani Point Blank erano uno dei migliori gruppi southern rock e, nella seconda metà degli anni settanta quando il genere tirava, si sono fatti le loro centinaia di concerti (come attrazione principale oppure al seguito dei pezzi grossi del genere Lynyrd Skynyrd e ZZ Top) mentre intanto sparavano fuori quattro dischi uno dietro l'altro, vendendo più che decentemente.

Poi sono arrivati gli anni ottanta, i managers pecoroni hanno detto che così non si poteva andare avanti bisognava attualizzarsi e loro ci hanno provato: dentro un tastierista autorizzato ai grossi "tappetoni" di sfondo ed alle sequenzine digitali tanto allora di moda, e ancora via il vecchio cantante dalla voce blues e sporca e dentro un altro con la voce più alta, più limpida, più ruffiana, più pop. Niente da fare, gli oltranzisti confederati si sentirono traditi e al contempo di nuovi fans ne accorsero pochi, fatto sta che dopo due dischi nella nuova formazione il gruppo perse il contratto discografico e si sciolse. Sembrava definitivamente, ma invece si sono rimessi in riga di recente, naturalmente nella prima formazione o giù di lì e ora girano ineffabili gli States (ma quest'estate hanno fatto qualche data europea) con le loro panze e le loro pelate ma sempre tosti e potenti come da giovani.

Questo album del 1982 è il loro sesto e ultimo prima dello scioglimento. Come già ventilato, è un ibrido fra il southern rock e l'AOR: chitarre, polmoni e grinta sono quelle dei cattivi sporchi razzisti sciovinisti del sud, le ritmiche e le bordate di tastiera sono quelle del rock melodico ottantiano (che personalmente faccio oggi un poco fatica a riascoltare: è invecchiato male, ma la mia ciditeca è piena di Def Leppard Boston Foreigner Journey e compagnia e guai a chi li tocca, sono tutti figli legittimi).

Il "capo" del gruppo è uno dei due chitarristi, si chiama Rusty Burns è un sinistrorso che suona la sua Stratocaster mancina senza invertirle le corde (con gli acuti in alto, quindi). Uno dei tanti abilissimi ed assatanati chitarristi rockblues americani, di quelli che in Italia non riusciranno mai a nascere non abbiamo proprio il cromosoma. Uno spettacolo vederlo suonare: bravo! Fluido e cattivo e pieno di feeling ma preciso e diretto, senza se e senza ma. In questo disco purtroppo Rusty ed il suo compare alle chitarre Kim Davis vengono mezzi sotterrati dalle stratificazioni del loro tastierista, ma qualche ottimo spunto riescono a piazzarlo ("Gone Hollywood" su tutte). Per quanto riguarda il cantante, certo Bubba Keith, sarà pure più ruffiano del suo predecessore ma tiene due polmoni d'acciaio ed un'estensione ragguardevole, canta forte e deciso e non certo sdolcinato, gran bella voce.

Il cd è piuttosto raro, stampato solo in Giappone ed a prezzi proibitivi. Il vinile è più facile da trovare in qualche rivendita magari dell'usato. W Internet, quindi?Come già detto resto molto legato a queste musiche anche se le sento obiettivamente invecchiate male. Ma c'è calore e vigoria dietro le concessioni musicali alle mode dell'epoca, ci sono le palle, grosse. Gente che sa comporre cantare e suonare, altroché.

Elenco e tracce

01   On a Roll (04:04)

02   I Just Want to Know (03:15)

03   Love on Fire (04:20)

04   Don't Look Down (04:54)

05   Great White Line (05:45)

06   Let Her Go (03:54)

07   Gone Hollywood (03:39)

08   Take Me Up (03:12)

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