Il pezzo è tutto impregnato di nostalgia dell'altro mondo, senza essere patetico, senza essere razionale. Con compassione millenaria ci mostrano cosa significa la consapevolezza di sapere di non avere colpe. Scivolano surfando su un'onda perenne di abbandono delle identificazioni facendo assaggiare un ludo osceno dove c'è pura felicità.
Di strascichi concedono solo quelli della loro cometa, mica poco. Si mettono sulla stessa frequenza della velocità assurda dell'immobilità dell'eternità. Comunicano sentimenti alieni, cullano nell'infanzia del "per sempre" la constatazione di non essere questo corpo ma di essere qui.
Epopea di eterni ritorni scandita con chitarre, basso e batteria, non ci si crede ma stiamo lì estasiati a sentire e risentire questo miracolo in un loop di gioia trascendentale. Una pulizia profonda, non c'è sacrificio, ci regalano l'immoto non considerandoci. Così si fa per ricominciare tutto "diversamente", su un tappeto volante che ci sospende il momento del tempo facendoci amare il perpetuum mobile della noia del paradiso.
E noi ci facciamo disintegrare dai detriti di questi meteoriti ammiccando una comunella di polvere di stelle e sfoggiando un estatico sorriso dell'anima nuotando in quel mare Imbrium nello stile libero di arrendevolezza e di accettazione di tutto, gustando la feroce bellezza della realtà.
I Polvo ragazzi! Tutto scorre, tutto va come deve andare... l'età dell'oro. I Polvo...
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