Ecco il 2000, avevo superato i 30anni e per la forte delusione del fallimento del mio gruppo Metal, mi ero dato al Blues. Un gruppo di musicisti con i controcoglioni cercavano un cantante per una scaletta molto ma molto Blues. Il repertorio era Clapton, Stevie Ray Vaughan, Jeff Healey che letti in ordine sono già un menu completo con caffè e pusa-caffè e ben 3 pezzi di un chitarrista che non conoscevo affatto: Popa Chubby.

Studio come mai avevo fatto prima e vado alle prove. Il chitarrista era un liutaio, il batterista un professionista noto nell’ambiente, il bassista un ex-collega che mi aveva introdotto nella band. Poi c’ero io, già, un poveretto, con la voglia di spaccare. Solo se hai fatto Metal sai cosa intendo dire, spaccare con la “k”, spakkare. Monto il mio microfono, Shure SM58, e con un “uan, ciu, tri, for” iniziano le danze. Canto le mie parti in modo intonato e a tempo, nel piccolo spazio che il chitarrista mi concede. Visto che cercavano un cantante mi aspettavo occhiate della band per capire se andavo bene o se volevano più presenza vocale. Una cippa fritta. Il chitarrista, posseduto dal demone di Jimmy Hendrix, suonava e suonava, fottendosene dell’ambiente che lo circondava. Ricordo di aver pensato all’attore Max von Sydow, che in passato aveva interpretato Padre Merrin nel film l’Esorcista. Lo vedevo entrare con la croce tra le mani, e ripetendo frasi dal breviario, faceva uscire lo spirito dal chitarrista posseduto che girava la testa a 360 gradi e perdeva bava verde dalla bocca. Invece passano due ore e finalmente le prove finiscono. Dopo un piccolo conciliabolo, mi dicono queste parole, giuro: “Non hai la voce da negro”. Non riesco a rispondere perché il colore della mia pelle è un altro e forse non mi manca solo la dote della voce da “negro”. Avrei dovuto salutare scusandomi dicendo “Cosa può fare un uomo bianco per avere il Blues?”.

Poco tempo dopo scopro che Popa Chubby aveva pubblicato nello stesso anno il cd How'd a White Boy Get The Blues. Decido di segnarmi la cosa in un modo insolito. Faccio il mio primo tatuaggio all’interno dell’avambraccio: “I Got The Blues”.

E ascolto Popa Chubby facendomi trascinare da questo uomo gigantesco, bianco anche lui come me. E più lo ascolto più mi viene in mente la faccia di Clapton, bianco funereo, guardo SRV con la sua gigantografia appesa in casa, e lo vedo bianco, poi ricordo il povero Jeff Healey, virtuoso e bianco anche lui.

Si può essere bianchi e fare il Blues?

Si perché il Blues non è colorato. Il Blues è un vecchio televisore in bianco e nero con le immagini traballanti di trasmissioni affascinanti, storie che si legano ai nostri desideri, finali che si trasformano tutte le volte seguendo le nostre esigenze.

E vi assicuro che il disco di Popa è un be disco. Non è il classico Blues Rock, ma c’è una sonorità piuttosto disomogenea. Si passa da Daddy Played the Guitar che è ballata ad intervalli rap, a Black Hearted Woman e Time is Killing me che hanno energia da vendere. Finalone drammatico con la title track che mette in risalto voce e chitarra.

Vi auguro un momento di distrazione mentre camminate su un marciapiede periferico e…...

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