Non suono, ma una parvenza di suono. Forse non musica, ma il tentativo di arrivarvi. È singolarmente grigio e notturno l'album di debutto dei Popol Vuh, gruppo che nel panorama kraut-rock tedesco dei primi anni '70 si sarebbe distinto per la natura mistica ed esoterica della sua ispirazione. "Affenstunde", uscito nel 1970, conserva al giorno d'oggi un interesse soprattutto documentaristico, essendo il primo album europeo basato sulle sonorità del Moog, il primo sintetizzatore commerciale che all'epoca costava quasi quanto un appartamento. Due anni prima l'aveva usato l'americana Wendy Carlos per le sue rielaborazioni bachiane, in Europa è Florian Fricke (1944-2001) a sdoganarlo, prima della conversione ai temi mistici di cui si diceva prima e al ritorno a suoni "naturali" e acustici, come il pianoforte di "Hosianna Mantra" e dei dischi successivi. E il Moog, che fine fece? Venduto a Klaus Schulze...

"Affenstunde", dunque, è un lavoro ancora allo stato embrionale, che muove passi incerti, ma che nel complesso riesce ancora a esercitare un suo sottile (seppur angoscioso) fascino, a partire dall'enigmatico titolo, "L'ora delle scimmie" (o delle sbornie?). Album costituito da due lunghi brani: "Ich mache einen Spiegel - Dream" è suddiviso in tre parti, la prima e la terza poggiano su uno sfondo raggelato creato dal Moog, mentre la seconda è ravvivata da un brulicare di percussioni metalliche, a opera di Holger Trülzsch, che conferiscono al pezzo una vivacità tribale. L'altro lungo brano, quello che dà il titolo al disco, è un oscuro agglomerato di suono su cui si levano a intervalli le percussioni, affidate questa volta a bongos e timpani, e qualche stridulo richiamo elettronico. A sette minuti dall'inizio del brano entrano gli arabeschi disegnati dalle tastiere di Fricke, che con un lungo assolo accompagna il brano, e l'album intero, alla sua conclusione.

Prove più convincenti dei Popol Vuh vanno cercate nei loro lavori successivi, dove - come si è detto - abbandonano progressivamente sintetizzatori ed elettronica per un approccio acustico e più votato alla melodia. "Affenstunde" resta comunque un primo interessante episodio nell'itinerario di questo particolarissimo gruppo.

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