Ebbene, dopo aver recensito album di artisti del calibro di Bruce Springsteen, The Who, Bryan Adams, ho deciso di intraprendere un'avventura assai masochista e auto lesionista; ovvero recensire l'ultimo album di Povia "Centravanti di mestiere". E lo faccio per un motivo: stroncarlo.
Diciamoci la verità, Povia non ha mai fatto niente per stare simpatico, e fa di tutto per stare ancora più antipatico a chi già lo detesta. Però devo ammettere che il primo album "Evviva i pazzi che hanno capito cos'è l'amore" era genuino nella sua innocenza. Non era assolutamente un capolavoro, ma qualcosa si salvava. Le musiche erano qua e là divertenti e i testi non erano così stupidi, piuttosto era stupido il modo in cui sono stati proposti, ma questa ad un opera prima si può anche perdonare. Il secondo album conteneva le dieci canzoni dell'album precedente più altri 7 inediti. Quindi se avesse fatto un unico album con 12 canzoni sarebbe venuto fuori qualcosa di egregio. Il terzo, passato inosservato, aveva delle musiche un po' piatte ma dei testi stranamente ispirati. Mentre con questo nuovo lavoro, uscito all'indomani del festival di Sanremo dove il cantante milanese ha presentato il tanto criticato brano "Luca era gay" si raschia il fondo. L'album inizia nella maniera più azzeccata, e cioè con una canzone dal titolo "E' dura". È infatti molto dura trovare qualcosa di buono in queste 10 nuove canzoni. "E' dura è dura, stringi la cintura", recita la canzone.
Smetto di scriverci su perché se no non mi trattengo dal ridere. Gli unici brani che si salvano sono la sanremese "Luca era gay" nella quale non si può non notare un certo impegno nel testo, più che altro per la sua struttura quasi rappeggiante. Un piccolo rap melodico, ma con questo non voglio offendere il rap, è solo il paragone che mi sembra più appropriato. Certo, è difficile da digerire tutta la polemica che si è creata intorno, ma si sa, il festival di Sanremo per campare ormai ha bisogno di questo. E con questo i poveri artisti disgraziati che mettono nel cassetto la loro dignità pur di ottenere qualche riscontro commerciale. D'altro canto, qualcuno si ricorda una canzone dell'ultimo festival? Bisogna rifletterci minimo 30 secondi per farsene venire in mente almeno una. L'altro brano che si salva è "Single" più che altro per la fluidità e l'orecchiabilità della musica, ed un testo sì stupidino, ma con delle rime azzeccate. Negli altri brani invece non trovo proprio niente di buono. Ho provato, mio malgrado, ad ascoltarlo più volte, perché mi dicevo che era impossibile non trovare qualche cosa di buono. Invece mi son dovuto ricredere. Questa è stata la giusta punizione per aver ascoltato più di una volta quest'album. Album che tengo a precisare, mi è stato regalato scherzosamente poiché io mi chiamo Luca. Nemmeno la title track è interessante. Canzone a sfondo calcistico, dedicata al calciatore Gilardino, che però è quasi tutta parlata. E il ritornello è scialbo. Si conclude con una canzone dal titolo "Ti assaggerò piano" che non si capisce se è dedicata ad una ragazza o ad un pollo in periodo di aviaria. Concludo, quindi, sconsigliando vivamente l'ascolto di questo disco.
Se proprio voleste rendervi conto di come sia fatto il mondo musicale di Povia vi consiglio piuttosto il terzo album "La tavola rotonda" lì qualcosina di buono almeno c'è. E guarda caso è stato l'unico dei suoi quattro album a non essere minimamente sponsorizzato.
Alla prossima...
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