Ogni volta che mi ritrovavo a parlare con qualcuno dei Primal Fear mi sentivo quasi in obbligo di "regalare" alla suddetta formazione piene e pesanti palate di merda fumante. Una band che aveva come mero intento quello di suonare come i Judas Priest imitandone palesemente voce e sound a mio parere non aveva senso di esistere. "Seven Seals" (novembre 2005) è stata una grande sorpresa che ho apprezzato molto: la svolta melodica e personale del combo tedesco che mai mi sarei aspettato. Ho atteso in silenzio, e con trepidazione crescente, l'arrivo della nuova opera di Sinner/Scheephers (il titolo è "New Religion"), per verificare se il capitolo discografico precedente fosse stato frutto di una clamorosa botta di culo o meno.

Quali sono le caratteristiche che rendono un disco, un bel disco? Dal mio punto di vista, stringi stringi, quelle essenziali risultano essere la voce, il songwriting e la produzione.

Partiamo dall'ultimo elemento. "Seven Seals" forse da questo punto di vista è inarrivabile; qualcosa di eccezionale in quanto è possibile prendere la manopola del volume, spararla con forza verso destra, e sentire sempre un suono pulito potente come raramente mi era capitato di poter apprezzare. Anche "New Religion" sotto questo aspetto non scherza affatto e ascoltarsi, grazie ad un buon impianto stereo, un cd dotato di un'ottima produzione è una sensazione meravigliosa ed appagante.

Ralph Scheepers credo sia uno dei cantanti più tecnici sulla piazza. Sa prendere toni alti, altissimi, bassi, alternare pulizia vocale a sublime sporcizia halfordiana il tutto condito da estensione terrificante e garanzia assoluta di prestazione in sede live. Come in "Seven Seals" il signor Scheepers è in stato di grazia. Nell'opener tributo ai Judas Priest, intitolata "Sign Of Fears", si diverte a emulare un Rob Halford versione super raggiungendo toni pazzescamente striduli, ma questo cantato, se considerato nella globalità del prodotto, risulta essere una piccola parentesi. Fortunatamente varia e offre il suo meglio nei toni medio bassi ostentando pulizia, grande estensione e capacità interpretativa. In definitiva in tutto il disco si ha la piacevole sensazione di essere al cospetto di un vocalist d'eccezione e duttile che ostenta una grandissima facilità d'esecuzione.

Songwriting. Questo è il vero tasto dolente per la maggior parte delle band del settore (e non solo). Attualmente riuscire a trovare un gruppo che componga musica di qualità dissociandosi dal passato assume i connotati dello sforzo titanico. Non voglio mentirvi: i Primal Fear non si inventano nulla anche in questo giro ma, come nel precedente lavoro, fanno un passo nella giusta direzione e si distaccano ancora di più dalla mera etichetta "clone Judas Priest" se escludiamo l'opener e "World On Fire". Per il resto i Primal Fear aggiungono in più di una canzone elementi sinfonici che sarebbe stato impossibile anche solo ipotizzare fino a qualche annetto fa. Scaviamo un po' più in profondità.

Il singolo "Every Time It Rains" è proprio da MTV, accattivante e perfetto nella forma con le sue melodie facili arricchite da qualche riff mai troppo cattivo. Il tipico pezzo easylistening dedicato al grande pubblico nel quale spicca il duetto tra Ralf e la suadente e preziosa ugola della bella Simone Simons (Epica). Ma i pezzi migliori vengono con la suite "Fighting The Darkness": una sorta di ballata metallica, potente, oscura e melodica che nel break sinfonico porta alla mente addirittura i Nightwish. C'è spazio per lo speed metal classico di "Too Much Time" debitore nei confronti dei migliori Gamma Ray. I nostri cadono nelle grinfie delle tinte gotiche nell'ottima ed ipnotica "The Course Of Sharon": uno dei brani che preferisco in assoluto. La melodica "The Man (That I Don't Know)" chiude con un'interpretazione tenorile di tutto rispetto un ottimo disco vario e di qualità.

Per la seconda volta in poco più di due anni i Primal Fear fanno centro. Oltre ai soliti brani tirati e potenti, si continua su una strada maggiormente curata, a tratti sinfonica, che non sminuisce il loro metal di base, ma lo arricchisce. Uno degli album più belli del genere di quest'anno che io mi permetto di consigliare di fare vostro se siete avezzi a queste sonorità.

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