Quasi 15 anni fa usciva Screamadelica che anticipava i tempi attuali, dove il confine tra il rock e la dance-elettronica è sempre più sfocato e sottile, nel 1992 c’era gente che storceva il naso ascoltando Don't Fight It Feel It perché secondo menti non troppo aperte snaturava l’essenza del rock. Dal 92 acqua sotto i ponti ne è passata e il rock non ha più limitazioni, chi lo ascolta è aperto alle contaminazioni.

I Primal Scream ancora oggi continuano ad andar oltre come in quel di 15 anni fa. Davanti ad Exterminator del 2000 ci troviamo senza parole, ulteriore transizione verso il futuro ma con ancora nel sangue la passione per il rock: Accelerator sfodera chitarre stoogesiane sporchissime, il primo singolo Swastika Eyes è meglio dei Chemical Brothers  che curano anche un remix mozzafiato sul secondo lato del disco, Pills è quasi rappata, Blood Money sembra all’inizio una colonna sonora epilettica per 007, ma poi cresce con un incedere di basso, batteria e trombe impressionante che ricorda certa fusion di Miles Davis degli anni 70, trambusto che sfocia in Keep Your Dreams, degna di Higher Than The Sun. Ma la cosa che cmq rimane scolpita e la progressione terrificante dei primi 4 pezzi in apertura dell’album: Kill All Hippies è una sorta di atto di accusa contro gli ex sessantottini (ma anche settantasettini) che giunti al potere si sono scordati dei loro ideali: perché la società messa in luce da questa opera durissima è la società del (James) Dean, società che è arrivata all'estremo e non sa come aggiungere la novità se non con la morte.  L'eccitazione come eversivo dal diverso, dal traffico che non c'è e aumenta, perché loro rappresentano la società che si accumula fino che la normalità sarà unica, ingorgo di persone che fanno la fila per il suicidio che è il capolavoro della loro vita, in cui l'apocalisse è il diversivo desiderato e cercato e l’orgasmo come l'unica cosa che conta, la società del Dean che gioca con le sue macchine, con la velocità, con i suoi feriti a morte.

E un disco lanciato a bomba, per colpire le sovrastrutture che la ragione umana costruisce per giustificare l'atto estremo della propria degradazione, di questo ci parlano, ma anche del disgusto e dell'indignazione verso la politica interna del proprio paese, che fotografa la realtà della gioventù britannica, imprigionata tra droghe, alcool e repressione (è il periodo in cui l'amministrazione pubblica di Glasgow impone il coprifuoco).

La loro opera di protesta è sopratutto nel sound, esplosivo e martellante di brani come la title-track, vicina alla musica industriale, da techno supersoniche e provocatorie condotte a ritmi sfibranti da rave parties post-trainspotters della Edimburgo Screamadelica, come la straordinaria Swastika Eyes (assalto frontale contro l'ordine imposto dalla polizia e dallo stato e contro l'imperialismo nazional-capitalista statunitense). A questi, che sono i pilastri dell'album, si aggiungono rock 'n'roll sfigurati da distorsioni terrificanti come Accelerator o trascinanti come Shoot Speed Kill Light.

In conclusione, un vero riot-record, come avrebbero suonato gli Mc5 oggi.

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