Diciamoci la verità: che Dave Grohl sia un ragazzo fortunato è indubbio. Oscuro batterista dei seminali Scream toccò a lui in sorte di capitare nel posto giusto al momento giusto. Il posto giusto aveva il nome di Nirvana, il momento giusto quello di "Nevermind", e potete giurarci che miglior sorte mai potè cadere tra le bacchette di un batterista.
Che poi Dave Grohl sia un ragazzo di talento è altrettanto indubbio. D'altronde di "Nevermind" parte del merito non gliela si può negare: volete mettere l'urto di quel colosso caduto come un macigno sulle teste bempensanti di quell'inizio decennio con "Bleach"? Volete negare il perfetto e minuzioso lavoro sui suoni dei primi (due) album a firma Foo Fighters? O volete per caso negare l'imponenza del lavoro sui tamburi di "A Song for the Dead" contenuta nell'ultima fatica QOTSA?
Fin qui ci siamo, mi sembra di poter pensare. Ma diciamoci la verità: Dave Grohl un po' sta martellando i coglioni, insomma: suona ovunque, canta ovunque, produce ovunque, presta bacchette, chitarre, bassi, voci, saluti, firme, scorregge e rutti ovunque; un suo - anche minimo - cameo lo si può oramai ascoltare in mille progetti paralleli, generi, sottogeneri, extra-generi e non-generi. Sarà talentuoso ma il fanciullo un po' esagera, e un po' mostra la corda, come risulta dagli ultimi non proprio esaltanti lavori a targa Foo Fighers (anzi, diciamocela tutta: è da "The Colour and the Shape" che i Foo Fighters sono di una banalità sconcertante).
Ora, il presente. E il presente è un (fanta) progetto battezzato "Probot", un diluvio di schitarrate trash-metal di potenza e violenza estrema.
È successo questo: che ognuno di noi, in fondo, è stato un piccolo ragazzo coi suoi sogni - e i suoi eroi - da bambino. D'altronde chiunque abbia del talento ha un'anima elevata, e chiunque abbia un'anima elevata conserva i propri sogni, e "Probot" è tutto questo: un ragazzo divenuto adulto (e rockstar planetaria) ora in grado di permettersi la tramutazione dei sogni in realtà.
Traduzione: non solo tocco con mano i miei eroi, ma li faccio suonare per me. Gli eroi di Grohl si chiamano Max Cavalera (Soulfly), Snake (Voivoid), il frontman dei Motorhead Lemmy, Mike Dean dei Corrosion of Conformity, Wino degli Obsessed e tutta una serie di - foschi e incazzati - personaggi di ambito metal, ma non di quello convenzionale, crudo ma ben delineato, bensì della parte più truculenta e acida, un crossover impazzito in cui convivono interpretazioni - pur sempre rimarchevoli - di danze trash e death, grind e heavy. Una fucina di corde violentate e martorizzate, di bacchettate sulle casse come randelli e clave, il tutto strettamente opera del genio - impazzito - dell'ex Nirvana.
Ora, se "Probot" fosse stato un disco d'esordio di una band qualsiasi non credo che - a parte gli aficionados del settore - avrebbe avuto in sorte di solcare molti lettori; il fatto di essere promanazione di cotanta star ne fa, invece, oggetto ampiamente sopravvalutato, ove, in verità, altro non è che la dimostrazione di come il mercato musicale sia oggigiorno impazzito, senza regole e vieppiù legato alle mode (e ai fragili equilibri) del momento.
Insomma: 5 alla meravigliosa parabola che accompagna ogni sogno che diviene realtà e 1 alla realtà che ahimè ci tocca sorbire.
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