Ai tempi in cui uscì, "Earthbound" provocò uno shock nei numerosi fans dei KC. Appena usciti dalle eteree atmosfere di Islands, tutto ci si sarebbe potuto aspettare eccetto che 46'38" di apparente caos sonoro, ulteriormente esaltato da una registrazione sporca e sovraesposta (l'ingegnere del suono Hunter Mac Donald registrò il concerto su cassetta).

In realtà l'abilità compositiva ed il dispotismo musicale di Fripp venne messo a dura prova da una formazione alle soglie del disfacimento, con elementi provenienti da contesti musicali troppo diversi rispetto a quelli in cui il Re Cremisi aveva compiuto sino a quel momento il suo geniale percorso. La leggenda narra che Boz Burrell, successivamente fondatore del supergruppo Bad Company, al momento di entrare nei KC, fece rispettosamente notare a Fripp che non aveva la minima idea di come si suonasse il basso. La risposta fu disarmante: "non ti preoccupare, ti insegno io..." e, dopo poche settimane, fu aggregato come cantante-bassista.

Il disco si apre con una versione dilatata ed allucinata di "21st Century schizoid man", in cui gli assoli di Fripp (aaarrrggghhh, che assolo!!!) e di Mel Collins si fondono uno nell'altro. Seguono "Peoria", ed una irriconoscibile versione di "Sailor's tale". E' però nella seconda facciata che l'attitudine schizoide di questo disco viene fuori prepotente. "Earthbound" e "Groon" solcano le acque dell'improvvisazione sporca e destrutturata, con il sax a farla da padrone e la chitarra di Fripp, come sempre lievemente in secondo piano rispetto agli altri strumenti, a squarciare l'atmosfera claustrofobica dei brani con fendenti metallici di potenza inaudita per l'epoca. Si lascia spazio anche a Ian Wallace che, in "Groon", è l'autore di un lungo solo di batteria elettronica che si conclude nel caos complessivo più totale... Il Prog non esiste più. Il Prog è morto, ucciso da quello che, in passato, ne era stato uno dei più importanti creatori.

A distanza di anni e con il senso prospettico arricchito dalle successive evoluzioni stilistiche del Re Cremisi, sempre più orientate verso una forma musicale violenta ed aggressiva, anche la comprensione di "Earthbound" risulta più facile. In questo senso questo disco risulta prodromo alle esplosioni maligne di "Larks' tongues in aspic" e "Starless and Bible black", che, però, recuperano un'architettura sonora compiuta e geometrica.

In "Earthbound" è possibile trovare una caratteristica che, in tutta l'opera musicale di sua maestà Robert Fripp, non si era MAI vista: l'imperfezione. Come si fa a non amare il Dio che si fa uomo?

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