L'acid house, la Detroit Techno e l'IDM urlano sempre più forte. Siamo nel 1990.
Le innovazioni delle varie scatolette elettroniche, tipo il seminale Roland TB-303, invadono le idee di tanti, troppi DJ. Dalla metà degli anni Ottanta iniziano a circolare nuumerosi beat da arricchire con ghirigori vocali ispirati da Cocteau Twins e Everything But The Girl. Autostrade di serratissime drum machine con break e tempi dispari istituiscono il panorama, libero o a volte anche ghetizzato, di tutti i vari tipi di elettronica.
L'originalità e le scelte inaspettate sono il motore che alimenta la vita di Orridge e dei suoi progetti. Non si affacciano mai su un lido sonoro/moda/genere nascente seguendo alla lettera i fasti di qualche nome che va per la maggiore in un preciso momento. I primi lavori mirano a una rivisitazione del tutto personale di quell'afro funky e non solo.
Da "Tekno Acid Beat" si esplicano i territori elettronici, anticipatori di "Buried Dreams" dei Clock DVA e dei Coil di "Windowpane" e "Snow".
L'album "Towards Thee Infinite Beat" è un mare di idee fresche, avvolgenti e inesplorate.
Non sono comuni le strutture infinite della titletrack, dove si unisce il classico piano house, che darà molti soldi a Moby, e il basso pulsante dell'ideologia rave. La voce di Orridge si innesca come un raccontastorie tra sequenze e break. Non c'è il magma continuo di bassi e drum machine. Ci sono ripartenze, stop, cambiamenti e abbellimenti del ritmo principale.
Idem per "Bliss", dove si entra ancora di più nel discorso acid house. Non è una rivistazione seriosa e intellettualoide da intellighenzia dell'elettronica eh.. C'è soprattutto l'anima selvaggia e anarchica di quel/lla mattacchione/a di Orridge. Infine veniamo abbracciati da inserti pseudo raga che arricchiscono le armonie roboanti del quadrato beat.
"S.M.I.L.E" è molto vicina ai panorami, che al tempo cominciavano già a scadere, delle produzioni dei New Order di fine Ottanta. La suadente, nostalgica, quasi ironica melodia vocale che scende a patti con l'aitante sezione ritmica è la ciliegina sulla torta.
"I.C. Water" studia perfettamente la sintassi, la vocalità e lo spelling di Ian Curtis. Forse mi sarebbe piaciuto di più se fosse stato partorito dalla mente di Sumner e dal basso movimentato di Hook.
Si arriva alla fine del lavoro con la minimal di "Jigsaw", altro grande esempio che mostra la sorprendente ispirazione del combo psichico.
Insomma, tante belle cose vi attendono gioiose e sorridenti nell'infinito beat..
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