Quante persone sapranno qualcosa a proposito di questa band? Che contributo hanno dato alla musica? Iniziamo subito dal principio: 1978: i Sex Pistols, una band emblema del punk, si scioglie dopo aver pubblicato un solo album, anche in seguito a varie tensioni tra i membri del gruppo, e la ciliegina sulla torta è stata la morte del bassista Sid Vicious. Il polemico leader Johnny Rotten (nome d'arte di John Lydon) però non resta con le mani in mano, ma torna sulle scene con una strana formazione, tra cui il chitarrista dei Clash Keith Levene, creando i Public Image Limited, meglio noti come PIL. E subito si intuisce che il giovane spudorato punk non ha ancora finito di sparare le sue ultime cartucce, e se con i Pistols si è costruito un personaggio molto particolare, quasi una denuncia al governo britannico (citando la tanto famosa e amata "God Save The Queen"), grazie a questa nuova band diventa una vera e propria icona. Finalmente riesce a fare quello che con i Pistols non è mai riuscito a fare, ovvero sperimentare.

Con i PIL infatti riesce a creare un sound tra il vecchio punk che ci aveva fatto conoscere con elementi provenienti dalla musica dub, la musica tribale e il primo new wave di quegli anni. Da questa fusione viene fuori un sottogenere detto "Post-Punk", ma attenzione: dire che sono stati loro gli inventori è una burla, come a dire che l'heavy metal l'hanno inventato i Beatles. Siccome i loro dischi sono introvabili nei vari negozi di musica, mi sono ritrovato tra le mani solo questa hit. L'ho inserito nello stereo, ho premuto il pulsante play e sono rimasto ad ascoltare qualche canzone. All'inizio non mi ha preso per nulla, anzi lo stesso Rotten che a me come vocalist non mi ha mai detto nulla, in questo disco lo avevo ritenuto odioso, insopportabile, peggio del ghiaccio nei pantaloni. Poi ho deciso di ritornare ad ascoltarti fino a quando le loro canzoni iniziarono già a suscitarmi interesse: erano particolari, sperimentali, ed era strano vedere uno come Johnny Rotten sperimentare qualcosa, per il fatto che lui stesso aveva dichiarato nelle interviste con i Pistols che odiava i vari David Bowie, Iggy Pop e Pink Floyd, perché li definiva troppo "intellettuali". Rotten o si ama o si odia, nel mio caso... io questo personaggio non sono mai riuscito a farmelo digerire, che si permette di giudicare i Clash e i Ramones definendoli "musica da spazzatura", perciò permettetemi di dirlo: è un vero e proprio STRONZO. Ma il suo personaggio consiste anche in questo.

Ma ora diamo uno sguardo all'album. La traccia che lo apre si chiama "Public Image", e ricordo che la prima volta che la sentì mi misi a ridere per la voce stonata di Johnny (certo non era una novità, però pensavo che magari nel tempo sarebbe migliorato) eppure in due minuti la traccia travolge: semplici accordi punk e un energia notevole, e qui siamo certi che in qualche cosa Rotten è migliorato, ovvero la scelta dei musicisti (mentre i Pistols erano dei cani a suonare, qui invece notiamo qualcosa di molto meglio). Dopodiché già con l'ascolto di "Death Disco" mi sorge un dubbio: l'atmosfera si fa più dark, il giro di basso si fa cupo e la voce di Rotten, pur sempre squillante come un gallo, riesce a tenere in pugno l'ascoltatore fino all'ultimo. Ascolto anche le successive "Memories" e "Careering" e qui si scopre subito che siamo davanti a una band che è riuscita nell'intento di creare delle atmosfere ad effetto nella new wave, specialmente nel dark. "Flowers Of Romance" mi porta nel cuore dell'Africa, mi sento come intorno a un fuoco che sta per divampare sempre di più. Peccato che l'atmosfera viene un po' sovrastata dalla voce di Rotten, che troppo abituato al punk qui rischia di essere pesante e inutile. Con "This Is Not A Love Song" si entra in una atmosfera da discoteca: ritornello orecchiabile fino al voltastomaco, ma le trombe nella canzone sono molto azzeccate, soprattutto il ritmo è piacevole. Con "Rise" la band si trasforma di nuovo con una canzoncina pop lunga quasi 6 minuti, molto monotona ma nel complesso non male. Con "Home" entriamo in una atmosfera tipicamente rock anni '80 tra chitarre distorte e una batteria martellante, poi con "Seattle" vengo travolto come da un'onda da un sound post punk-new wave molto maturo che si ispira ai vari Simple Minds, Talk Talk e Duran Duran. Poi tocca alla tribale "Body", dove la voce di Rotten risulta sensuale per la prima volta, ai suoni distorti e accattivanti di "Rules And Regulations", e perfino a "Disappointed", che introduce dei graziosi cori gospel su una classica ma molto piacevole atmosfera new wave tipica del gruppo. Infine tocca al capolavoro dell'album, ovvero "Warrior". Una delle canzoni più sperimentali, che mischia la techno con new wave e post punk, insieme a ritmi tribali e da discoteca, con un risultato veramente sbalorditivo. Nonostante io non sopporti la voce di Rotten, qui cerca di dare il meglio di sé, stavolta risultando coinvolgente. L'album finisce con "Don't Ask Me", un orecchiabile pop molto stuzzichevole, anche se è forse quella meno "epica" e sperimentale del disco.

In compenso è un album sufficiente, sottovalutato, come questa band, che a parte per la figura del loro leader (che molti, come il sottoscritto, non sopporteranno) ha realizzato delle cose molto buone. Se al primo ascolto non vi convincono provate a risentirli ancora, in qualche modo vi accorgerete che non sono niente male.

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