Girovagando sul sito trovo con mio immenso stupore che nessuno ha mai parlato di "Empire", quarto lavoro dei Queensryche, dato alle stampe nel 1990, album spettacolare sotto tutti i punti di vista della band di Seattle.
Per cui visto che fino al tardo pomeriggio non ho niente di meglio da fare cercherò di spiegare questo lavoro facendo in modo di essere meno noioso possibile e soprattutto di non appiccicare allo schienale della sedia in questo afosissimo pomeriggio padano. Parto dal presupposto che i Queensryche li conosco da poco e il primo album capitato nel mio lettore fu "Operation Mindcrime", lo acquistai su consiglio di amici ma l'ascolto mi scivolò addosso quasi innocuo anche perchè le mie orecchie erano gonfie di musica prog di matrice inglese e il rock americano facevo ancora fatica a digerirlo. Per cui lo rimisi sullo scaffale insieme agli altri dischi a prendere la polvere e me ne dimenticai.
Galeotta poi fu l'edizione monzese di quest'anno al Gods of Metal, cui tra le band della giornata di sabato figurava il combo americano. Non capisco cosa sia scattato in me ma decisi di approfondire il discorso per non farmi trovare impreparato nella loro piovosa esibizione. Chiesi a wikipedia la loro discografia e poi il mulo fece il resto. Tra tutti i loro i lavori fui colpito in maniera decisa da Empire, album dalle mille sfaccettature con un suono molto variegato, a tratti commerciale, ma ricco di idee arrangiate in maniera divina dai musicisti.
Si parte con "Best i can", e subito l'atmosfera appare surriscaldata con le chitarre di Chris De Garmo e Michael Wilton ad inseguirsi amabilmente sorrette dalla magnifica voce di Geoff Tate, cantante dotatissimo dall'ugola invidiabile capace di arrivare molto in alto e le cui doti di recitazione aggiungono linfa vitale alle canzoni. Si prosegue poi attraverso "The Thin Line", "Jet City Woman" e "Della Brown", che rimangono episodi di stampo progressive con venature di hard rock che rimangono piacevolissime da ascoltare.
Si arriva poi all'episodio più sdolcinato dell' intero album, quella "Another Rainy Night (Without You)", scelta come uno dei singoli, che rimane a mio parere incompiuta e che assomiglia ad una song riempitiva, ma traghetta i Queensryche nel trittico di canzoni più riuscite dell'intero album. La title track, "Empire" che risulta un autentica mazzata sonora dove le due chitarre creano un muro sonoro davvero notevole con un solo centrale molto bello e difficile da dimenticare, la seguente "Resistance" e la bellissima ballad "Silent Lucidity", brano intensissimo che parte in sordina ma che raggiunte vertici elevatissimi con un Geoff Tate sopra le righe che regala una prestazione canora veramente favolosa, quasi da brivido.
A chiudere poi "Hand on Heart, "One and Only" e "Anybody Listening?", che mettono la parola fine all'album più venduto nella loro carriera, capace di vincere ben 3 dischi di platino e vendere oltre 3 milioni di copie.
Successivamente i Queensryche già dal prossimo "Promised Land", tenderanno ad accentuare sempre con maggiore frequenza la componente melodica e progressiva nei loro lavori, dimostrandosi una band altamente ispirata nella stesura delle musiche e sorprendendo in maniera positiva l'ascoltatore ad ogni loro nuova uscita discografica.
Carico i commenti... con calma