“Le Iene” è il film d’esordio di Quentin Tarantino. Fin dal suo primo lungometraggio il regista introduce molti elementi “topici” (presenti appunto nelle successive produzioni). Uno di questi è l’utilizzo di materiali provenienti dai mass media nei quali adotta tecniche narrative e testuali prese dalle avanguardie, detto anche avantpop. Altre caratteristiche sono : il dialogo sfrontato e “barocco”, la violenza, l’intenso humor nero e la cronologia frammentata. Un debutto piuttosto scarno, feroce e “d’impatto” per il cinema del periodo, tanto che alla presentazione della pellicola al “Sundance Film Festival” riscontra non poche critiche (per i contenuti violenti) e accuse di plagio. Effettivamente Tarantino riprende un genere già trattato, e non essendo un vero e proprio innovatore, esprime il suo talento reinterpretando ed elevando maniacalmente la mediocrità di certi prodotti, portando quindi ai massimi livelli anche il cosiddetto “cinema di serie B”.

“Le Iene” inizia con una di quelle discussioni peculiari, se non surreali, tipiche di Tarantino. Mentre la cinepresa “scarrella” avanti e indietro alle spalle dei protagonisti seduti al tavolo di un bar, questi discutono sul significato della canzone “Like a Virgin” di Madonna, ed è il regista stesso (presente in alcune scene) a sostenere l’ipotesi che si tratti di una prostituta posseduta da un uomo tanto dotato da farle provare dolore, proprio come se fosse ancora vergine.

“MR. BROWN: Ve lo dico io di cosa parla “Like a Virgin”. Parla di una ragazza che rimorchia uno con una fava così! Tutta la canzone è una metafora sulla fava grossa.

MR.BLONDE: No, macché, parla di una ragazza vulnerabile perché se la sono sbattuta di sopra e di sotto, ma poi incontra un tipo sensibile e…

Mr. BROWN: Nonononono, mammoletta, queste sono cazzate per turisti!

JOE: [sfoglia una rubrica]: Toby? Toby? Chi cazzo è Toby?

MR. BROWN: “Like a Virgin” non parla affatto di una ragazza sensibile che incontra un bravo ragazzo. Quella è “True Blue”, sì, è così, su questo non ci piove.

[…]

MR. BROWN: Ma che cazzo stavo dicendo?

MR. PINK: Hai detto che “True Blue” parla di una ragazza sensibile che conosce un bravo ragazzo, invece “Like a Virgin” è una metafora della fava grossa.

MR.BROWN: Ah sì. Ve lo dico io di che parla “Like a Virgin”. Parla di una figa che scopa come una matta a destra e a sinistra, giorno e notte, mattina e sera. Cazzocazzo cazzocazzo cazzocazzo cazzocazzo cazzo.

MR.BLUE: Quanti cazzi fanno?

MR.WHITE: Una marea!

MR. BROWN: Finché un bel giorno incontra un tipo cazzuto alla John Holmes e allora vai alla grande! Cioè, uno che con l’attrezzo ci scava i tunnel, come Charles Bronson nella grande fuga. Lei ci da dentro come una maiala, finché sente una roba che non sentiva da un secolo: dolore… Dolore. Le fa male! Le fa male… Non dovrebbe, perché la strada e bell’e che asfaltata ormai, ma quando il tipo la pompa, le fa male. Lo stesso dolore che sentì la prima volta, capite? Il dolore fa ricordare alla scopatrice folle le sensazioni di quando era ancora vergine… E quindi, “Like a Virgin”!”

A questo punto il regista alza il livello di tensione con una bella doccia fredda. La scena successiva trasporta lo spettatore nel mezzo della storia che verrà narrata nei vari episodi, frammentati cronologicamente. (Harvey Keitel al volante di un’auto e Tim Roth, sdraiato nel sedile posteriore immerso in un lago di sangue, colpito al ventre da una pallottola e terrorizzato dalla paura di morire, mentre stanno fuggendo precipitosamente dal luogo del crimine).

Il film parla dunque di un gruppo di gangster, coperti da un nome in codice, corrispondente a un colore. Questi vengono ingaggiati da un anziano procacciatore per organizzare una rapina in un laboratorio pieno di diamanti. Qualcosa però va storto, perche al momento dell’azione, la polizia è appostata e pronta al fuoco. I sopravvissuti alla sparatoria si rifugiano in un capannone dove si interrogano e si accusano a vicenda, per scoprire chi è la talpa che ha dato una soffiata alla polizia e nessuno si fida più degli altri.

Lo sviluppo dei personaggi vale l’intera filmografia del regista : Mr. White, Mr. Pink, Mr. Orange, Mr. Blonde, Mr. Brown e il sottovalutato “Eddie il bello” costituiscono la sua sequenza di personaggi più interessante e originale. Le interpretazioni sono altrettanto valide, a partire dall’eccellente Tim Roth e dai più che discreti Michael Madsen, Steve Buscemi e Harvey Keitel.

“Le Iene” è un’opera estremamente violenta, la più violenta di Tarantino. Una volta messi da parte i dialoghi nosense nelle scene più rilassate, la pellicola è nientemeno che una sequenza adrenalinica di brutalità e cinismo, un noir dalla tensione angosciante.

Se “Pulp Fiction” è il film perfetto, il capolavoro del regista, “Le Iene” è l’opera più espressiva, nuda, cruda, essenziale e rappresentativa di Quentin Tarantino, un po’ come un diamante grezzo, prima di essere lavorato.

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