Dovete sapere che stamattina me ne stavo lì, in fondo alla spiagghia, disteso supino (non sopra Pino, che non conosco: era un modo scientifico per dire disteso di schiena, mì) sul mio asciugamano da bidet (che tanto a me basta, anzi ne avanza pure), al fresco sole ferraghostano di oggi a cercare di rilassarmi godendomi, con gli occhi chiusi e colle cuffie del mio uolchmen arcaico con le spugnette arancioni, il nuovo inatteso ellepì di Walter Schreifels e soci appena pubblicato, e devo dire che nonostante i cinqvanta gradi all'ombra iniziava a sembrarmi davvero molto bello.

Forse non proprio bello come quello d'esordio - che resta imbattibilo - ma che di primo acchito pare molto-molto intrigante.

Sta di fatto che mentre me ne stò lì ramingo, di colpo percepisco nell'aere abbrustolita circostante un movimento, quasi uno spostamento d'area, a me decisamente prossimo.

I Quicksand non possono essere: o forse sì, magari nel nuovo disco registrato in plunderfonia sono in grado di farti percepire la loro presenza a fianco a Te, proprio mentre suonano.

Ma dai!
Non può essere.

Cerco allora di sforzarmi di aprire gli oculi per capire se eventualmente ci fosse qualche balordo in cerca di sottrarmi il portafoglio (peraltro vuoto come la mia testa) dallo zaino seminuovo risalente al periodo degli Scaut, oppure se qualche bestia feroce scesa dalla collina retrostante stesse cercando di azzannarmi un polpaccio in segno di amicizia.

Cerco quindi di aprire a fatica le saracinesche oculari: purtroppo le mie cornee non riescono a mettere a fuoco nulla.

Mentre il trio mi percute adeguatamente i timpani mi accorgo che mi sta per andare a fuoco un'altra cosa: il cristallino oculare nel passaggio troppo improvviso dallo stato di buio-buio a quella di luce abbacinante.

Pian piano mi pare di scorgere una figura mitologica, oscura, tarchiata ma slanciata eppure rotondeggiante davanti a mè: all'inizio proprio non realizzo di chi-o-cosa si tratti.

Mi pare peraltro che questa entità si stia rivolgendo a me: o perlomeno così mi sembra di percepire.
Diciamo un movimento all'interno della zona dove dovrebbe trovarsi il volto.
Ma io vedo solo tutto nero!
Molta luce intorno e nerissimo al centro.
Forse è la Madonna.
Ma io grazie a Dio sono ateo: quando mai viene a cercare proprio mè.
A ferraghosto, poi.

Comunque:
ho come l'impressione che questa entità agliena mi stia chiedendo qualcosa, ma io non sento gnente-di-nulla che non siano i Quicksand che ci danno dentro di brvt su "Katakana": vanno avanti imperterriti a martellare elegantemente la mia labile psiche.

Ma non è che forse sono proprio Loro che mi parlano tramite questa cosa che si è testé materializzata?

Uhm.. forse stò solo prendendo troppo sole.

Dopo circa una ventina di secondi riesco infine a mettere a fuoco.
Era Versace.
Donatella.

Forse anche a Lei piacciono i Quicksand e vuole che le impresti il mio walkman.
Son dei gran bizzarroni questi personaggi, si sà.

In effetti non era Lei: era qualcuna che comunque gli simigliava molto.

Decido allora di togliere le cvffie.
Prima aveva solo la mia curiosità.
Ora ha tutta la mia attenzione.

(cit.)

Il modello era così organizzato:
- bocce stroboscopiche di marca Montedison, taglia XXL, modello Vulcano del Krakatoa, appena rimpolpate di silicone.
- Fianchi chiappoidali - lo ammetto - di indubbio magnetismo.
- Labbroni e zigomi fintissimi alla Satchmo.
Sicuramente era appena passata dal distributore di carburante (o dal gommista) a darsi una bottarella di aria compressa per rigenerare il sistema endocrino.

Il tutto su un costumino lillipuziano e tiratissimo color biancoperla atto a porre in risalto l'abbronzatura ambratissima e luminescente.

"Ciaimmica un posto libbero qui di fianco?"
Mi dice.

Ma in che lingua parla qvesta? Forse è aborigena, ho pensato.

Mi giro prima da un lato e poi dall'altro e mi rendo conto che quello che al mio arrivo era uno spazio vitale adeguato alla mia pace si era trasformato in un carnaio con almeno 4.000 piedi a decametro quadro.

"Certo, mi scusi, non mi ero accorto - sorrido indicando le cuffie - Signora, si accomodi pure, tanto stavo quasi per andare via".

La guardo meglio:
avrà cinqvanta/sessant'anni ma l'effetto falzo-distopico della plastica eccipiente trattenuta nel suo corpo gliene attribuisce apparentemente una trentina.

"Ssigniora acchì?"
Mi dice.

Ah, ok (penso io).

Rimetto velocemente le cuffie.
Ristreco il tasto Play.

Sì, comunque, volevo solo dire che è davvero bello il nuovo dei Quicksand.
Se dovessi trovare un unico aggettivo per descriverlo, direi autentico.
Che, di questi tempi, non è esattamente cosa da buttar via.

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