"Preferisco gli Skarafaggi ai Quintorigo" "Secondo me 5 euro per gli Skarafaggi sono un furto" Questo dialogo è avvenuto sul serio, sia chiaro a chi legge. Chi sono gli interlocutori non ve lo dico però leggendo la recensione potrete capire da che parte si schiera il vostro Telespalla.

I Quintorigo sono piuttosto conosciuti grazie a dischi di buona fattura e alla presenza, in passato, di un bravissimo artista come John De Leo; gli Skarafaggi sono un gruppo molto famoso in città e suonano una roba sullo stile degli Ska-P. Dovete sapere che in quel buco provinciale chiamato Brescia (Brèsa per gli intenditori del dialetto) sembra che si possano suonare due generi musicali: o ska-punk o un post-grunge (quindi musica e generi senza alcuna logica), solo questo? In verità sotto-traccia, ma molto sotto, esiste sparsa per la provincia uno scenario di metal estremo niente male ma Brescia, città cattolica e repressa culturalmente, non può accettare la musica di Satana. Allora eccomi qua, su questo sito, a raccontare un concerto che è anche segno di una "cultura" e di una mentalità che avvolge ciò che si trova sotto il Cidneo.

Arrivando alla Festa di Radio Onda d'Urto e avvicinandomi al palco con una birra in mano troviamo delle panche e seduto un pubblico di età media sui trentacinque anni, anche qualche papà coi capelli grigi che tiene in braccio i figli. I pochi giovani presenti al concerto si siedono per terra, davanti al palco, o si posizionano dietro a debita distanza. I Quintorigo rappresentavano uno dei pochi eventi interessanti che quest'anno il palco di Sant'Eufemia era riuscita ad attirare la mia attenzione ma non vedevo l'ora: si parlava comunque sia di un gruppo di valore e poi si cimentavano con un gigante come Charles Mingus, dopo averlo trattato su un disco dell'anno scorso che ha ricevuto numerosi attestati positivi. Sul palco una scenografia composta da due profili di Mingus e al centro un telone nero sul quale passavano delle immagini, sul palco la formazione storica con il supporto di Luisa Cottifogli alla voce. Musica densa di emozioni e rabbia, quella del celebre contrabbassista (strumento prediletto), e accompagnata dalle letture, da parte della Cottifogli, di alcuni scritti sulla vita di Mingus. Il repertorio che viene presentato riguarda soprattutto i primi anni di carriera, con qualche leggero sconfinamento nelle produzioni finali, e la prestazione sonora è coinvolgente, decisamente sentita e suonata molto bene.

E' difficile parlar bene di qualcuno in particolare, con il rischio poi di sminuire il lavoro sporco di altri, ma personalmente ho sentito pulsarmi dentro la musica e provare delle belle sensazioni, qualcosa che ho ricambiato (in maniera parziale, logicamente) con un applauso molto sentito alla fine, preferendo tenermeli per la fine piuttosto che spenderli malamente come molti altri hanno fatto. Chi mi ha accompagnato in questa serata ha pronunciato la seguente frase: "Non è un concerto per la festa della Radio", io resto perplesso lì per lì ma poi ci rifletto su e dico che ha ragione in parte. Bisognerebbe fare una rettifica: non è un concerto per una parte del normale pubblico della festa, tutta una categoria di figli della parte perbenista di Brescia (che ne vorrebbe la chiusura, chissà perché) e di persone che non riescono ad individuare bene il valore della parte concertistica; restano in fuori in pochi e non mi sorprende che abbia attirato soprattutto persone non abituate alla frequentazione di tale evento. E' un segnale grave, anche in vista dei chiari di luna annunciati dal Rolfweiler (con tale definizione ci si riferisce, in maniera dispregiativa, al vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi) il quale ha deciso, dentro la sua zucca, che Radio Onda d'Urto e la sua festa devono chiudere e l'ha ostacolata con una serie di divieti fuori da ogni logica. Logicamente (e giustamente) è stata annunciata battaglia e c'è anche una raccolta-firme, alla quale ho aderito con il mio autografo, per evitare che i propositi dell'amministrazione comunale si realizzino. Sarebbe una sconfitta grave per Brescia, che ancora una volta si dimostrerebbe città incapace di valorizzarsi culturalmente, in grado di "vivere" con eventi assolutamente estemporanei. E' meglio che non si chieda il bresciano perché oltre l'Oglio e il Mincio viene considerato per quel che è: un provincialotto ignorante. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

P.S. Visto che l'addetto alle fotografie si è scordato l'attrezzatura a casa per questa volta niente da fare, mi dispiace. Dalla prossima volta riprenderemo il regolare flusso fotografico.

Carico i commenti... con calma