Ciao ragazzi/e, devo confessarvi che, nella mia piccola esperienza qui su Debaser, non ho mai sofferto di quello che - come insegna Jack Nicholson in Shining - si dice essere il blocco dello scrittore, o più modestamente quello del recensore, nel senso che non ho mai temuto la pagina bianca del mio block notes o del mio pc. Troppo è l'amore per i soggetti descritti, e troppa la passione per la mia mission, oltre che per tutti Voi.

Ma c'è sempre una prima volta, e questa prima volta si è sorprendentemente manifestata davanti al caschetto biondo della mitica Raffaella Carrà, alla quale volevo dedicare da qualche tempo la mia ennesima incursione nella musica italiana c.d. "minore": chi sa mai perché non sapevo da dove iniziare questa recensione, da quale prospettiva analizzare, con Voi e per Voi, la signorina Pelloni (in arte Carrà), notoriamente la più amata dagli italiani - come la vecchia pubblicità delle cucine rammentava - e certamente una delle più valide donne di spettacolo che la memoria del Vostro recensore ricordi.

Sicché ho scelto di fare di questa mia impasse l'oggetto stesso della recensione, convinto del fatto che, ad onta della sua sovraesposizione mediatica, Raffaella risulti al dunque uno dei personaggi più inconoscibili dello spettacolo e della musica italiana: guardatela in questa copertina e ditemi Voi che si può dire di Lei! Bella non è bella, provocante non è provocante, non ha una gran voce e non è un'eccelsa ballerina, il suo caschetto risulta improbabile oggi come negli anni '70... ma nonostante tutto Raffaella, scultorea come i suoi capelli ed ineffabile come una Sfinge, è qui che ci guarda e che ci chiede di essere guardata, magari recensite, ergendosi a modello - inimitabile ed inimitato - di femminilità altera, distante, ineffabile nonostante la sua apparente e familiare vicinanza.

Chissà che sentimenti prova, la Nostra, chissà qual è il suo Spirito, la sua cifra esistenziale, chissà cosa pensa di Noi, questa donna in continuo movimento ed evoluzione, alla stregua di una scultura o di una raffigurazione futurista di un Boccioni o per l'appunto di un Carrà. Non credo l'abbiano capito nemmeno gli uomini dalla sua vita, da Boncompagni a Japino, figurateci se ci riesco io.

La chiave per comprenderla, in questa sede, non resta che la sua opera, compendiata in questo cd di recente fattura, e dal titolo ambiguo quanto fuorviante, di "Raffica Carrà", contenete i maggiori successi della nostra, spesso utilizzati come sigle delle numerose incursioni televisive che Raffaella, ora con i pantaloni a zampa e l'ombelico scoperto, ora con le paillette ed i lustrini che tanto piacciono alle drag queen, ci regala da quasi quarant'anni.

Musica, questa, al servizio esclusivo della rappresentazione televisiva e coreografica, per definizione da ballare, che mescola con una certa sapienza e simpatia, senza eccellere sotto il profilo tecnico esecutivo, umori pop e vaudeville, tocchi latini e calypso, descrivendo un'italianità vogliosa d'evasione entro le sue mura domestiche, passionale ed al contempo casta, eversiva nella conservazione, ed insomma quasi un ossimoro vivente: come appunto l'affermazione Raffica Carrà!

Indicativi di questo spirito i celeberrimi "Ma che musica maestro" e "Chissà se va", dall'incidere ritmato - con sincopi che superano in un battito di hit hat tanta tradizione italica - l'esaltante "Tanti auguri", che giusto trent'anni fa, con la sua botta d'allegria, cercava di divertire gli italiani nel drammatico periodo del sequestro Moro. Tocchi latini si manifestano nelle seducenti ed audaci "Porque el amor" e "Bailo, bailo", passando ovviamente per "Carramba che sorpresa".

Il doppio cd che qui commento, pur ricco di contenuti, anche video nella versione deluxe, è stato criticato per l'assenza di pezzi altrettanto noti di Raffaella, primi fra tutti due dei miei preferiti: il funky disco di "Furore" e la messicaneggiante "Pedro": ascoltata fra i balli di gruppo di un albergone estivo qualche anno fa, apriva squarci e vie di fuga dall'umida spiaggia adriatica nella quale dimoravo, magari su uno yacht assieme alla giovane Raffaella. Ma non avremmo avuto nulla da dirci, sicché seguitai a leggere la mia Gazzetta dello Sport sotto l'ombrellone, accontentandomi di un tè che a Santa Fè Pedro se lo sogna.

Sorprendentemente Vostro,

 

Il_Paolo

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