Una persona può crescere in molti modi, uno dei più comuni è quello di prendere delle sane botte sui denti. Di fronte alla sofferenza, alla delusione, allo smarrimento si può crescere; non che uno se le vada a cercare, è solo che loro non hanno nessun problema a trovare noi.

L'innominato protagonista di "Uomo Invisibile" (1952) ne prende parecchie di botte sui denti, e ad ognuna di esse è un'epifania, improvvisa e inaspettata presa di coscienza di qualcosa che si era sempre saputo anche se solo a livello inconscio. Comprende qualcosa in più sul mondo, su se stesso, sulla società, sul suo essere un afroamericano nell'America razzista. Cresce, se poi progredisca sta al lettore stabilirlo.

Ralph Ellison supera i confini della letteratura afroamericana: il realismo è obsoleto, non è sufficiente a rappresentare una situazione particolare e complicata come quella dei neri d'America. E allora si fa ricorso al simbolismo, alle influenze moderniste (l'epifania di Joyce, l'inettitudine), a Marx, a Nietzsche. E finalmente nasce una storia che è monumentale, un faro, un punto di riferimento: amaramente ironica, spiazzante, irreale quanto veritiera.

Il protagonista è invisibile perchè socialmente ignorato ed inutile, è un inetto, involontario, ma pur sempre inetto. A suo modo, però, è diverso dai personaggi di Eliot, Joyce o Svevo. Quella di Ellison è una creatura combattiva, nonostante tutto. Lotta, ma è un pesce nero che si dibatte, fuor d'acqua, nell'America bianca e fiera di esserlo. L'autore riesce allora a superare la caratterizzazione tipica del Modernismo, riesce a interiorizzare il Simbolismo, riesce a mettere al suo servizio Marx e soprattutto le idee e le azioni che a lui si ispirano, a piegare Nietzsche alle sue necessità. La grande cultura europea si mescola con le grandi istanze afroamericane, a formare un quadro di colori contrastanti, un accostamento di grigiore e scintillio.

Già essere un uomo nel Novecento è dura, essere poi anche un afroamericano significa mettere in discussione anche l'identità fisica: cosa sei se non un uomo invisibile, uno scherzo crudele della vita? Arrendersi, però, mai. Qui sta la differenza. Superficialmente magari, si getta la spugna. Ma l'inconscio continua a combattere, una lotta subdola, invisibile come chi la combatte. Ma l'invisibilità non è solo negatività, è l'equidistanza da tutti, l'equidistanza dal compromesso coi bianchi e dalla separazione radicale, è l'essere al di sopra del bene e del male. Così è risolto, con originalità, l'eterno dilemma dell'afroamericano, con una serie di colpi di scena uno più spiazzante dell'altro, fino all'inaspettata soluzione, se è soluzione. Ralph Ellison squarcia il velo e mostra il suo mondo, che poi è il mondo di molti, solo che non lo sanno.

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