Mentre scrivo, il rumore di un trapano ostinato attraversa lo spazio che divide uno degli appartamenti, che si affacciano sul cortile, dall’ufficio nel quale mi trovo.

Anche il pulviscolo dei suoni generati dal traffico in strada trova modo di insinuarsi e diffondersi, amalgamandosii al brusio di fondo dei computers, all’addensarsi di dialoghi che, improvvisamente, come se i presenti si fossero accordati, si animano contemporaneamente.

Chissà se lo spazio nel quale ti trovi è anche più saturo di suoni o se invece sei immerso nel silenzio, mentre leggi.

Ma c’è probabilmente anche per te un altro genere di rumore, un rumore di fondo, che non proviene dall’esterno. Quel frastuono silenzioso che avverti, a volte, anche in assenza di suoni. Che procede per accumulo, nutrendosi di scorie di pensieri, di discorsi sospesi, brandelli di “realtà”, frammenti del caos che ci circonda. Filtrati in te attraverso fenditure aperte nella tua attenzione, sempre più costretta ad un’operosità costante. Un rumore che è dentro te.

Per il suo nuovo disco (il ventunesimo targato ECM oltre a quelli con gli Oregon) il chitarrista statunitense sceglie di registrare il suono delle sue chitarre, 12 corde e classica, nello spazio assorto e “naturale”di una chiesa. In un monastero tra le montagne d’Austria.

Ammetto una conoscenza parziale del lavoro di Towner, e solo qualche ascolto di altri dischi solisti, come “Anthem” sempre su ECM, del 2001. Altri, quindi, potrebbero certamente dedicare pagine più esaustive intorno al suo nuovo lavoro.

Ma credo che anche un ascoltatore meno “esperto” sia in grado di percepire la distillata perfezione di un disco simile. E tentare di rifletterne i bagliori.

Letteralmente un’oasi sonora
: quel che accade durante l’ascolto delle sedici tracce è il piccolo miracolo compiuto da un suono, in questo caso quello delle due chitarre, che conduce anche nel nostro spazio la rarefatta qualità del silenzio nel quale si è prodotto, nel quale è “risuonato” per essere catturato in un disco.

E dentro a questa rarefazione si snodano i quadri di natura cristallina che il musicista ha scritto.

O che improvvisa, come nei brevissime scorci (o occhiate) di “Five Glimpses”, posti quasi al centro del disco. E sono forse proprio quei quattro minuti, quelle pochissime note accennate, a costituire in qualche modo il cuore di un lavoro che brilla, in altri momenti, anche per l’apparentemente semplice “contabilità”. Quella che pervade la linea di “If”, ad esempio.

O per la forza evocativa racchiusa tra gli arpeggi con i quali Towner tesse la trama di un omaggio alla Sicilia, in “Oleander Etude” e “Lizards Of Eraclea”.

Ma tutto il disco è evocazione, sia nei momenti più distesi e “vuoti” sia nelle accelerazioni in grappoli di note. Evocazione di un luogo che conosciamo forse anche a nostra insaputa. Di spazi illuminati dalla qualità di un suono che basta a se stesso. Da una tecnica che non tradisce mai l’intenzione di stupire e che forse si apprezza ancor più nella sua lirica essenzialità, quando ad esempio affronta “Come Rain Or Come Shine” di Harold Arlen e “My Man’s Gone Now” di George Gershwin.

Ed è un disco sul quale tornerai più volte, per gustare i dettagli di ogni singolo passaggio.


Per ora lasci che fluisca, come un torrente. A tratti ripido e veloce, o rallentando, dopo una tuffo tra pareti scoscese, in un andamento più placido tra le sponde erbose.

Il trapano dei vicini ha smesso di insistere. Forse è accaduto da un po’, non saprei dire.

Nell’ufficio regna una quiete insolita, solo il ronzio delle macchine continua imperterrito.

Qualcuno chiede una copia di “quella musica che abbiamo sentito”.

Ralph Towner saluta con un cenno della mano, allontanandosi dal monastero, in un punto lontano tra le montagne dell’Austria.

Tra poco uscirò nel traffico verso l’inutile ed il superfluo meticolosamente organizzati e vocianti.

Ma ora resto ancora un poco ad ascoltare l’eco di quelle chitarre. La sua delicata ma sicura persistenza.

Che ha spento, per un poco, anche un altro rumore. Lo stesso che, a volte, forse “senti” anche tu.

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