Amarli è un lavoro sporco, ma qualcuno dovrà pur farlo, eh già … apro parafrasando Bonnie Tyler e Todd Rundgren, e magari anche ritornando un po’ indietro con la memoria, cercando di ricordare come è nato questo mio grande amore … I motivi sono diversi, alcuni dei quali non è opportuno, per un gentiluomo d’altri tempi come il sottoscritto, menzionare in questa pubblica sede. Alla radice di tutto, però c’è semplicemente questo: i R+ erano qualcosa di opposto a quello che ero io in quel particolare momento della mia vita. Così platealmente “in your face”, così esagerati, così diversi. Li vedevo come una specie di alter-ego esasperato dei Queen, e li ammiravo, quanto, quanto li ammiravo e li ammiro tuttora … In poche parole li ho iconizzati; è inevitabile, soprattutto nell’adolescenza. È un periodo in cui si ha fisicamente bisogno di sognare qualcosa, di avere degli ideali a cui aspirare, dei feticci da venerare (e qui ci stà a fagiuolo un'altro pezzone di Bonnie Tyler); se poi, crescendo, si riesce a portarsi dietro alcuni di questi feticci, trovandoli ancora Belli anche attraverso occhi diversi, allora tanto meglio. Tra me e loro è successo proprio questo.

Per celebrarli la mia scelta è piuttosto scontata, ma “Seemann” è una di quelle canzoni che si prestano particolarmente ad ispirare parole, deliri e vaneggiamenti vari: un quadretto romantico, i decibel calano d’intensità ed emergono l’eleganza e l’efficacia del songwriting di Till Lindemann, spesso sovrastato, nella considerazione dei più, da baruffe, scenette, frizzi e lazzi ideati dai medesimi Rammstein. E sono parte integrante del loro microcosmo, del loro show soprattutto, ma per funzionare bene uno show ha bisogno di basi solide. Prendiamo “Seemann”: è una canzone triste, che parla di nostalgia, solitudine, mal di vivere, ma Lindemann, Flake e gli altri quattro non lo fanno “pesare” in alcun modo. Modellano tali sensazioni in una composizione potente, teatrale, di un’espressività statuaria, Estetica. E fanno questo, riescono a farlo bene, perché loro non sono niente più, e niente meno, che grandissimi entertainers.

In genere non sono particolarmente appassionato di videoclips, soprattutto perché principalmente destinati ad un format (la televisione) da me abbandonato da anni e anni, ma quello di “Seemann” (come d’altronde quasi tutti quelli dei R+) ha molto da dire, ed è perfettamente complementare alla canzone. Complementarietà dal punto di vista estetico, soprattutto: bianco e nero, con i Nostri ritratti quasi come statue greche, a malapena mobili, in un decadente scenario post-industriale svuotato da elementi estranei, in cui sono loro gli assoluti protagonisti. In pratica è una versione più classicamente artistica e ripulita del loro precedente e primo video, l’originale di “Du Riechst So Gut”, l’idea di base è sempre quella, inconfondibile. Sarebbe? Kalòs Kai Agathos, riletto ovviamente in chiave moderna e tormentata. Hanno imparato bene la lezione di (muahahahaha) Leni Riefenstahl e l’hanno fatta propria.

La “copertina” l’ho disegnata io, in un ulteriore impeto di egocentrismo e vanità; piccola nota di colore, la pinna di squalo è un’allusione a “Haifisch”, altra canzone dei Nostri su cui avrei potuto scrivere qualcosa così. Il che mi fa pensare: questa è una recensione musicale , ma anche un po’ filmica e un po’ pittorica; l’aveva mai fatto qualcuno prima di me? … In ogni caso, loro, da buoni amanti quali sono, si stanno facendo immensamente sospirare con il loro annunciato nuovo album, atteso da ormai sette anni, quindi nella tormentosa ma dolcissima attesa tanto vale riassaporarsi le glorie del passato, tra cui appunto “Seemann”, sia in versione originale che coverizzata dagli Apocalyptica con la Diva Nina Hagen come vocalist (ed è questo quello che conta) … e chi meglio di lei …

Buon ego-tripping a tutti e arrivedorci.

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