È la storia di un ragazzino di 14 anni innamorato della musica, che passa i suoi pomeriggi (come diceva Alex Drastico: "pomeriggi assoluti, in cui non faccio un cazzo") facendo girare vorticosamente sul piatto i suoi vinili, faticosamente ottenuti in regalo in varie occasioni. "Making Movies" dei Dire Straits, "La Voce Del Padrone" di Franco Battiato, "Abacab" dei Genesis, "Rio" dei Duran Duran. . . (che conservo ancora come delle sacre reliquie), erano il mondo dentro il quale riuscivo ad immergermi, sognando di posti magici e storie da film, il tutto seduto comodamente sul divano del salotto della casa di allora, con le cuffie quando c'era qualcuno che girava o a tutto volume quando la solitudine me lo permetteva.

Ma l'estate del 1985 sarebbe stata veramente importante.

Un amico più "vecchio" di qualche anno aveva confezionato delle cassettine “in serie” con tanto di copertine disegnate personalmente per ognuno dei destinatari. Una era particolarmente interessante, riportava la scritta “punk” colorata con l’evidenziatore giallo ed il disegno di un personaggio strano intento a scaccolarsi tra spille da balia infilate sulle guance e cresta colorata che sembrava l’esplosione del cervello… Beppe (Gubbio per gli amici) era veramente un “artista” dotato. Le mie orecchie non erano nemmeno lontanamente preparate a tutto ciò che vi era contenuto, quelle scariche elettriche che uscivano dalla cassettina "punk" erano per me, una strana melodia furiosa ed incazzata, che mi urlava direttamente nel cervello l’esistenza qualcosa di altro e che sembrava dipingere esattamente il fuoco che sentivo crescermi nello stomaco. Tra i nomi (a me sconosciuti) esotici ed affascinanti scritti a penna all’interno del foglietto/copertina, come Sex Pistols, The Clash, Damned, UK Subs, Johnny Thunders, Sid Vicious… uno, musicalmente, mi folgora letteralmente sulla via di Damasco… Ramones. L’ attitudine che sprigiona la loro musica, seria e scanzonata alla stesso tempo è quella in cui mi rivedo maggiormente. I loro anthems, “Hey Ho Let’ s Go”, “Gabba Gabba Hey”, “Now I Wanna Sniff Some Glue” mi parlano di un mondo fantastico, abitato da personaggi in bilico fra realtà e fumetto, fuorilegge del divertimento… e subito sento il bisogno di entrare in contatto con loro, una collisione frontale con tutto ciò che era possibile sapere di loro. Giro per il negozio di dischi del mio paese, ma sembra che io stia parlando di alieni… lo sgomento mi pietrifica… disperato cerco senza sosta ed ancor meno fortuna, notizie, foto, altro materiale audio. Ma la svolta, dolorosa, è dietro l’ angolo. Beppe decide di vendermi tutti i suoi dischi dei Ramones, per comprare la “farcitura per siringhe” che in quegli anni era molto in voga, per cui nel giro di poco più di un mese mi ritrovo dal pugno di mosche con cui ciondolavo nel negozio di dischi a tutta la discografia dei miei nuovi eroi, in vinile originale, dall’omonimo esordio, fino allo sciatto “Subterranean Jungle” dell’anno prima. Esterrefatto io, senza esterre Beppe. Tempo dopo passo dal solito negozio ed il titolare mi chiama al banco e mi mostra “Too Tough To Die” dicendomi che lo aveva fatto arrivare apposta per me, ed io non ci penso due volte a spendere quasi tutto quello che avevo in tasca per portarlo a casa con gli altri suoi fratellini. Era il mio primo disco dei Ramones, comprato nuovo ed ancora impacchettato. Certo non mi aspettavo molto dall’ascolto, viste le ultime performance stanche della band… invece… BANG. Un clamoroso ritorno al fuoco del passato, con sonorità più vicine al “moderno” hardcore ed una velocità che era aumentata in maniera esponenziale sotto la guida impazzita del “One Two Three Man”, il bassista Dee Dee; per cui “Wart Hog” ed “Endless Vacation” diventarono subito due delle mie preferite, al pari di “53rd & 3rd” o delle versioni live di “Today Your Love, Tomorrow The World”, “Chainsaw” e “Havana Affair”.

Negli anni a seguire avrei assistito per ben 5 volte a loro concerti, ogni volta con la reverenza e l’ amore che può dedicare un fedele che pellegrina al Vaticano la domenica dell’Angelus o il credente che si reca alla Mecca a purificarsi di tutto. E devoto al ricordo di Joey e Johnny, Dee Dee ed il suo figlioccio C. J., Tommy, Marky e Ritchie… lo sono ancora, per cui soffro quando leggo di loro, in qualsiasi modo se ne parli. Loro erano, sono e saranno per sempre la mia seconda famiglia.

Un grazie di cuore a Beppe per avermeli fatti conoscere quando ne avevo bisogno, ma soprattutto per essere ancora vivo.

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