Salve! Sono Jack Torrance. Ed il viaggio dentro l'incubo ha inizio.

Un'occhiataccia al contenitore prima che al contenuto: lava rossa come sangue, un albero senza tempo che pare aggrapparsi al cielo, nubi cangianti su linee oblique.

Orizzonte fosco a metà. L'altra è luce.

Luccichio. Barbaglio. Bagliore. Tante parole in una sola. Shining, italianicamente luccicanza.

Davvero strane le rane in questo affresco sonoro su immagini mute della pellicola originale. Un'esperienza sensoriale, un karma apocalittico che tocca il lato più oscuro.

Il lato della follia.

Voluttuosi sincizi di moog ingravidano lo spazio tra le parole e le note. Sembrano fiocchi di neve. Neve che coprirà tutto.

Il gemito della chitarra si fa debordante e famelico.

Benvenuti nel folle delirio dell'Overlook Hotel. Benvenuti nel labirinto di siepi.

Ciò che si allontana si ripete. Un ciclo cosmico, Una forza centripeta che risucchia. E' l'universo Kubrikiano.

Fasce sonore informali, bisbigliate come litanie, si perdono e si ritrovano in un alternarsi di snodi elettronici.

Trame belluine di basso si riappropriano dei territori sempre in sintonia con tamburi e grancassa.

I ferri del piano a coda sono percossi come al cospetto di una marcia funebre. Le note malate del synt rimbalzano come gocce di metallo in un delirio dirompente.

Un fall-out della mente.

Il suono inquietante di un carillon si anastomizza con il flanger di chitarra. Sono echi che ritornano. Un coro straziante giocato sul glissando di voce conduce al ghigno beffardo di Jack.

Preludio alla stanza 237. Preludio alla follia.

Una catarsi di atmosfere irrazionali ma nell'orrore e nell'incubo non si vive solo di urla.

Le voci sono sospese nel vuoto. Ci sono divagazioni e rumori. Il ticchettio sinistro della macchina da scrivere.

Ci sono anche momenti riflessivi, quasi cantautorato d'autore. Ognitanto leggeri sinusoidi delle trombe smorzano la tensione ma solo apparentemente.

Le note sparpagliate dalle tastiere si adagiano come neve che copre tutto.

E' un tempo rovesciato, aggrovigliato su se stesso. E' un tempo labile che sta per scadere.

Adesso è mattino con l'oro in bocca mentre la sei corde s'incunea come lama tra fibre e nervi. Bordate percussive dal sapore dell'acciaio modellano il groove.

Redrum. Un gioco allo specchio, un messaggio satanico su un piano rovesciato dove ognicosa è destinata a precipitare.

Un sofferto growling ansima e spacca la melodia. Impeto e mestiere in un furibondo esercizio sui tamburi e sui tasti.

La luccicanza è il saper trovare l'equilibrio in questo labirinto innevato. Ma sono fiocchi leggeri, adesso, come un arpeggio nel gorgo del delirio.

Shining brilla di luce propria, brilla della sua luccicanza. Qualunque cosa essa sia. Un racconto horror? Una metafora sulla follia? Il volto beffardo del male?

Niente di tutto questo. O forse tutto questo, stipato in un comparto sonoro sovraccarico di malessere martellante ma anche di lucida armonia.

Un'opera poderosa e tagliente come l'accettata che squarcia la porta ed apre a nuove dimensioni, quelle più buie.

Ma dal labirinto in fondo non si esce mai, piuttosto bisogna imparare a starci dentro.

Carico i commenti... con calma