Un autoscatto – un selfie, per intenderci – immortala una sorridente Violeta, stretta tra Fa e Pablo in piazza del Duomo a Milano e nessuno intorno che se li caghi minimamente, la più classica foto-ricordo della più classica combriccola prima di tornare a casa, e chissà se ci torneremo mai in Italia è il pensiero che forse ronza in testa a quei due ragazzetti e a quella ragazzetta che gli sta in mezzo, magari è una speranza e quell’autoscatto è un po’ come gettare una monetina nella Fontana di Trevi; e poi quell’autoscatto finisce sulla pagina facebook, come ogni turista che si rispetti piazza su facebook le foto delle vacanze, financo la sbobba servita alla tavola del fast food.

Però magari fossero tutti come Violeta, Fa e Pablo i turisti che si aggirano da queste parti, perché è vero che non portano né dollari, né yen e neppure rubli nella cassa dei locali alla moda, ma solo un po’ di copie di un album in vinile che si chiama «Oido Absoluto» colla speranza di venderne qualcuna a chi facendo atto di fede se li va vedere in concerto in uno spazio sperduto adibito a centro sociale; perché quell’album è della stessa riffa di quelli che mi strappano un ghigno benevolo quando inizio a discettare sullo stato dell’unione punk, come quelli di Amyl e gli Sniffers per essere chiaro; ed è una gran bella cosa che ci siano due ragazzette giovani giovani in prima linea a scrivere nero su bianco due storie appassionanti, che magari dureranno poco ma intanto sono.

Violeta canta e suona il basso, Fa la chitarra e Pablo la batteria, insieme sono i Rata Negra, vengono da Madrid e hanno alle spalle una breve storia che è tanta gavetta fatta a bussare alle porte dei locali madrileni per vedere se si riesce a organizzare un concerto; un ep nel 2014, il disco di esordio messo fuori nel 2017 e il nome che inizia a circolare anche al di fuori del circondario; pochi giorni fa il primo concerto in Italia e l’entusiasmo contagioso della prima volta

Tanto basta per essere una delle sorprese più belle in ambito punk del 2017; e per me, che negli anni ’80 presi una sbandata per l’oi-ska-punk che risuonava in Euskadi, l’effetto sorpresa è decuplicato dal piacere del ricordo, anche se a Madrid Euskadi è el Pais Vasco e non è la stessa cosa.

Niente a che vedere, però, con gli indimenticabili Kortatu e pure poco a che spartire con La Banda Trapera del Rio, perché i Rata Negra suonano come irriducibili residuati della scena californiana di inizio anni ’80 e pezzi come «Aguas Negras», «Viviremos eternamente» e «Dientes Sobre el Metal» sono ottimi esercizi di stile alla X dei primi album, almeno fino a «Under the Big Black Sun» – e la voce al femminile non fa altro che rafforzare la sensazione, anche se il timbro di Violeta non è proprio quello di Exene – ma pure gli Adolescents, quelli di pezzi più rallentati e insieme epici tipo «Kids of the Black Hole» dall’esordio, tirati in ballo negli ottimi «Ratas», «Escucha Como Suena» e «Por No Estar Sola».

Per cui, se non hai di meglio da fare, dacci un ascolto e sostieni, questi ragazzetti meritano un’opportunità, fosse solo perché sono quelli come loro che “salvano” il rock’n’roll giorno dopo giorno.

Carico i commenti... con calma