Prima di tutto qualche premessa.
Tenete conto che chiunque non sia interessato a leggerla (invero è un pò lunghetta per essere una semplice premessa) può tranquillamente saltare all "(*)" che troverete più avanti.
Chi è invece interessato/a può invece procedere da qui (il gioco può essere divertente), con la seguente considerazione.
Dalla mia non eccessivamente lunga esperienza su Debaser penso di aver capito una cosa. Le recensioni che sono quotidiamente pubblicate sul sito appartengono grosso modo a quattro categorie, a parte una quinta costituita da discrete cavolate che gli Editors, per spirito umanitario e libertario, continuano comunque a pubblicare (per quelle volte che è successo, ed anche per eventuali altre occasioni, grazie anche da parte mia):
- Quelle "oggettive" e "tecniche", le uniche che parlano veramente ed in maniera esauriente dell'opera recensita (es.quella di Ghemison a questo link: http://www.debaser.it/recensionidb/ID_18943/Distance_My_Demons.htm)
- Quelle "soggettive", "di pura fantasia", "visionarie", ed "impressioniste" (es. si veda quella di Manluzzo a questo link http://www.debaser.it/recensionidb/ID_19340/Picchio_Dal_Pozzo_Picchio_Dal_Pozzo.htm)
- Quelle "soggettive", "esistenzialiste", e "a base di piccole storie di vita privata" (es. quella di JohnOfPatmos al seguente link: http://www.debaser.it/recensionidb/ID_9058/Wolfgang_Amadeus_Mozart_Requiem.htm)
- Quelle "soggettive" e "Celiniane" (es. quella di NickGhostDrake a questo link: http://www.debaser.it/recensionidb/ID_2540/The_Streets_A_Grand_Dont_Come_For_Free.htm)
Nei casi 2, 3, e 4 l'opera da recensire è di solito, in verità (ci perdonino gli ideatori di Debaser), solo un pretesto. Ci sono spesso solo, più o meno patetiche, ambizioni letterarie o semplicemente voglia di non sentirsi esclusi cercando di sorprendere e/o di raccontare qualcosa agli amici, spesso a compensazione della pochezza del contenuto tecnico della recensione stessa.
Per quanto riguarda il mio caso in particolare, dato che neanche a me piace sentirmi escluso e dato che purtoppo non posso regalare storie di avventure selvaggie e di molteplici incontri avvenuti nel tempestoso mare della vita, come richiesto dalla categoria 4, e dato che non ho le capacità tecniche adeguate per dare un contributo alla categoria 1, mi trovo quasi sempre a oscillare pigramente fra le categorie 2 e 3, a volte mischiandole fra di loro.
Si potrebbe obbiettare che le conoscenze tecnico-musicali non si possono inventare (e tantomeno copiare dal web), ma che forse, con un pò di fantasia, qualche bella storia di vita "avventurosa, matta e disperatissima", come compensazione ad una descrizione superficiale e dilettantistica di un album dei Pink Floyd, potrebbe essere anche inventata, se mai isprirandosi alla letteratura preesistente. Dato che però solitamente, con l'eccezione di Dio, solo chi le ha vissute veramente è in grado di scrivere davvero belle storie piene di destini, avventure e persone (me ne sono reso conto leggendo Viaggio Al Termine Della Notte di Celine dopo aver letto Seta di Baricco), ho deciso di arrendermi alla situazione.
(*)
Dopo questa lunga premessa, posso ora passare alla recensione vera e propria di questa opera di Ravel .
Quando, ormai un bel pò di anni fà, la conobbi per la prima volta su un vecchio vinile prestatomi da un collega universitario, dopo i primi ascolti del valzer "Adagio assai" del secondo movimento lo definii, molto ingenuamente, "gocce di memoria". Quelle leggere note di piano erano in grado di portarmi per incanto in un altro mondo, in cui esistevano solo ricordi, ed il presente sembrava lasciato in disparte, in silenzio, ad aspettare il suo turno. Il tutto usciva in punta di piedi dal silenzio.
Un leggero tempo di valzer, memore delle Gymnopedie di Eric Satie, sostenuto con le note più basse dalla mano sinistra, costituiva una tela bianca, armonicamente non troppo complessa, su cui dipingere, con la mano destra, singole pennellate melodiche, o, nelle parti più "complesse", piccoli contrappunti di note alte. Insomma, un pezzo "facilissimo".
Non troppo distante, nell'approccio e nello spirito, dalla leggermente più nota "Pavane pour une enfant defunte". Ma nella seppur meravigliosa Pavane la malinconia era pensata a priori e programmata uniformemente in tutto il brano. Qui si ergeva inaspettata, sotto la forma del secondo movimento, fra due movimenti apparentemente allegri. Ora, anche se la malinconia e il perderci nelle rimembranze alla maniera Leopardiana è una cosa "semplicissima" (anche se tutti ce ne vergogniamo un pò), le note non sono pagine di diario. Ma io leggevo, leggevo in quelle note di piano e oboe, che entrava sotto forma di una dolcissima melodia ad un certo punto dell' "Adagio assai", la faccia del mio passato sullo sfondo del mio presente..
Il dolore ancora fresco per la perdita di una persona di famiglia a me molto cara, unita alla serena felicità derivata dall'incontro, tanto sognato durante i miei più accaniti e sofferti turbamenti adolescenziali, con la persona che sarebbe diventata parte della mia vita per tanti anni a venire, erano un enzima di quel misterioso processo di annichilamento in quella musica.
Allora mi resi conto di una cosa.
Non c'e' niente che possa mancare di più ad una persona di chi ci ha voluto bene o amato all'inferno, soprattutto se la nostra vita nel frattempo è finita in paradiso. Me ne ha fatto prendere definitiva coscienza tempo fà un pezzo di Nick Cave, Lucy. Me lo sono ricordato di nuovo, da questo purgatorio con sprazzi di paradiso in cui vivo oggi, ascoltando il secondo movimento del concerto per Piano ed Orchestra in Sol Maggiore di Maurice Ravel (AKA "Quello del Bolero").
Buoni ricordi a tutti voi.
PS.
Dettagli sulla versione in mio possesso del Concerto (un "semplice" CD della collezione Masters of the Millenium) non penso valgano la pena di essere forniti, nè penso sia il caso di parlare degli interpreti e, se pure ne fossi capace, della qualità della interpretazione. Del resto la versione che ascoltai la prima volta più di venti anni fà non è quella che ho ascoltato oggi scrivendo queste note, e penso comuqnue siano diverse fra loro più o meno come è diverso il mio io attuale dalla mia "versione" di quell'epoca.
Per quanto riguarda gli altri due movimenti del Concerto, ovverossia il primo ed il terzo, anche in questo caso mi perdonerete se non ne parlo in dettaglio. Del resto possono essere visti come le due valve di un ostrica. Quel che importa è la perla che insieme racchiudono.
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