Sono stato precoce in tutto da ragazzino ma sui Kinks sono arrivato lungo, molto male. Strano perché i maggiori gruppi della "British Invasion" facevano parte dei miei ascolti primordiali, ma loro vennero colpevolmente dimenticati. Per me la band dei fratelli Davies era riconducibile solo all'originale di "You Really Got Me", che conoscevo a memoria per la cover dei Van Halen (splendida dai, saranno tamarri ma l'album d'esordio e' strepitoso). Insomma mai cagati. Poi il mio amico più grande, in senso anagrafico (si sempre quello degli Zeppelin e di altri, il mio maestro "musicale") mi regalo' "Arthur" con allegato una specie di taccuino fatto su da lui; "Devi conoscere questo gruppo, ma devi leggerti anche i testi sono indispensabili, te li ho tradotti (con un poco velato "Capra"!)... "Ma dai lo sai che non ho pazienza e che dei testi non me ne frega un cazzo, mi interessa l'adrenalina della musica" rispose, più o meno la "Capra". Comunque, fidandomi di lui, andai nel mio mini appena preso in affitto e ascoltai il disco; prima reazione "ma che cazzo di musica mi ha dato?" Sempre più "Capra"... un paio di sere dopo lo rimisi e ricordo l'effetto totalmente opposto; il sound di questi stava entrando nell'anima del mammifero ruminante. Al quarto/quinto ascolto ero sicuro fosse uno dei miei dischi preferiti in assoluto di sempre (avevo già una decina di anni musicali alle spalle quindi non era poca cosa). C'era un piccolo problema... non sapevo il perché! Mica era la mia musica quella! Era musica strana, non sapevo descriverla! Ma, a dir la verità, non mi interessava. Ero entrato nel mondo di Ray Davies, il fratello maggiore, l'autore di tutta questa meraviglia che ascoltavo (e di cui mi godevo pure i testi). Il successivo passo fu quello di procurarmi tutti i loro album (per la precisione fino ai Preservation).

Il mondo di Ray e' unico e particolare. La logica sarebbe stata di proseguire con il loro rock grezzo e arrabbiato oppure di spostarsi sul suono psichedelico del periodo, ma Ray doveva andare oltre, aveva molte cose da raccontare e con tipi di musica diversi. Ecco il perché dell'importanza dei testi. Davies ci racconta le storie dell'uomo proletario inglese, della vita quotidiana, di persone non accettate dalla morale pubblica, ridicolizza la vita delle star, si scaglia contro il business musicale e verso chi ne tira le fila. Il tutto con grande sarcasmo e classico humor british che però non riesce a nascondere tristezze e insoddisfazioni. Come si riusciva ad essere felici, con poco, in altri tempi e come ora invece l'impero britannico aveva devastato la vita delle persone comuni. La musica cambia totalmente; niente più rock duro e aggressivo, al suo posto una serie di melodie leggere ma complesse dalle quali emerge l'amore di Ray per generi di nicchia quali il vaudeville e il music hall, la musica da teatrino, il jazz. Aggiungiamo blues, rock'n' roll e country e ciò che ne esce sono brani assolutamente unici, tutti diversi e particolari. Splendidi e veri spaccati di vita e musiche incredibili; questo e' il ns Ray, il ns vero e unico Cantastorie.

Tutto ciò porta critiche lusinghiere ma poco successo e denaro dopo che ci aveva già pensato la Federazione Musicale degli Stati Uniti a stroncare la loro ascesa tagliandoli fuori dalla British Invasion impedendogli di suonare negli Stati d'America per quattro anni per motivi ridicoli e comunque mai ben chiariti.

Il Ray solista non l'ho mai seguito, non sapevo neanche se avesse fatto qualcosa ma, mentre leggo di dischi in uscita, mi capita questo "Americana" e, leggendo il trafiletto, scopro che e' il suo sesto disco solista! Come un bambino che ha commesso una marachella e vuole scusarsi con i genitori lo acquisto immediatamente, così da sentirmi, da subito, meno in colpa.

Mi piace la storia. Il ns (ex) ragazzo londinese di Muswell Hill ci racconta di cinquant'anni e passa di vita, del suo rapporto con gli Stati Uniti. Una storia contrastata, dagli anni in cui i Kinks vengono trattati come dei reietti proprio nel momento in cui stavano spiccando il volo, agli anni settanta dove invece la conquistarono quell'America e nella quale vissero ovviamente momenti irripetibili. Con l'andare del tempo e' diventata la sua seconda casa, ha abitato sia a New York che a New Orleans e probabilmente la parentesi brutta e' stata (quasi) rimossa. Ci racconta dei sogni di fanciullo verso quelle terre mitiche e lontane, dei paesaggi incredibili, dell'immaginare una vita da sogno a Los Angeles, non dimenticandosi di tutto il casino che si faceva durante i tour. E' più calmo e rilassato Ray, arrivato a 73 anni può ricordare tutto senza l'adrenalina e la (pur meravigliosa) cocciutaggine di un tempo e con una saggezza maggiore. Certo non dimentica, anzi rimarca, la sua opinione sul sistema capitalista in generale e soprattutto statunitense, sui risvolti negativi di questo sulla vita delle persone "normali", soprattutto nel togliere loro ogni piccolo sogno e ogni briciolo di poesia.

Un racconto, una dedica "finale" per tutto ciò che e' stato, fino a piccoli e precisi ricordi come quello di un pomeriggio insieme al suo amico Alex Chilton a parlare di musica e a guardare un film western in bianco e nero. Il rapporto di odio amore con il fratello, lasciamolo perdere, meriterebbe un libro specifico!

Mi piace anche la musica. Intendiamoci non e' un album simile a quelli dei Kinks. Anche musicalmente e' molto più americano; una scelta ponderata e voluta, penso, visto che per accompagnarlo ha chiamato la band di alternative-rock di Minneapolis dei Jayhawks (sono andato a verificare, io mai sentiti nominare ovvio!), che accompagnano magnificamente Davies nel suo racconto. Un misto di rock/country/folk tipici, atmosfere west coast, un paio di classiche ballad. "The Deal" e "I've Heard That Beat Before" i due pezzi più particolari, più anni settanta, più stile Kinks, a mio parere i più belli ovviamente; ma anche "Rock'n'Roll Cowboys" e "Change for Change" meritano una segnalazione particolare. Non manca persino un accenno al riff glorioso di "All Day And All Of The Night" per ricordare gli inizi belli tosti.

Per ultima la voce... e' bellissima la voce di Ray, ora ancora di più; non parlo di estensioni o tecnicismi vocali, parlo di cuore e passione. Ne ha da vendere Ray.

Buon ascolto.

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