Francamente oggi è insopportabile: nuota nell'oro come Paperon de Paperoni, è corteggiato da decine di marchi pubblicitari famosi e riempie gli stadi anche quando i biglietti costano 100 euro, vederlo cantare "Un senso" (che io considero la canzone italiana più insulsa degli ultimi trent'anni) mette tristezza e malcelata malinconia.
E sì, perchè, per chi non lo sapesse, anche il Vasco ha avuto il suo periodo d'oro, ed era pressapoco intorno al 1979. Sia chiaro, faceva dischi molto originali e non vendeva più di dieci copie, era indipendente e aveva il coraggio di osare.
Lo dimostra in maniera eccellente questo capolavoro (l'unico, e tengo a sottolinearlo, l'unico, nella lunga e dispendiosa discografia di Vasco), "Non siamo mica gli americani". Sapeva fare il rock, sapeva spaziare da genere a genere (il blues, il pop, il rock, il tardo vaudeville) e, soprattutto, aveva il coraggio di parlare di argomenti tabù (sesso, droga, pacifismo, desolazione giovanile) ad un Italia ancora bigotta e già sfasciata dai morti eccellenti per mano di brigatisti killer. Tutti lo chiamavano 'tossico', tutti dicevano che era un balordo, e un fondo di verità forse c'era, ma non era questo il problema: che fosse tossico o balordo Vasco sapeva fare musica, e sapeva addirittura cantare senza prendere nemmeno una stecca.
"Non siamo mica gli americani" è un disco che chi è giovane non può comprendere, inzuppato com'è fino alle orecchie di robaccia come "Senorita" e per la scarsa conoscienza storica (sia essa sociale o politica) presente in Italia in quegli anni. Perchè è difficile capire oggi, se si è giovani, cosa voleva dire cantare quasi trent'anni fa "Fegato, fegato spappolato". Oggi sentir parlare di droga è all'ordine del giorno, ma nel 1979 parlare di droga in maniera tanto libertina e schietta era quasi come mostrarsi nudi in televisione (cioè era un peccato quasi mortale).La sferzata rock di "Fegato, fegato spappolato" si contrappone alla lucida calma di "Per quello che ho da fare (Faccio il militare)", brano che inneggia al pacifismo: Vasco si chiede a che cosa serva l'addestramento militare se non ci sono guerre a cui partecipare, e chiude con un mesto "Per quello che ho da fare,....faccio il militare". Il brano, musicalmente semplice, si divide in due parti: la prima introduce il discorso del brano, la seconda lo esplica meglio. Assolutamente d'atmosfera "Sballi ravvicinati del terzo tipo", anche qui si allude alla droga e si fa il verso al celebre capolavoro di Steven Spielberg "Incontri ravvicinati del terzo tipo", ma, se il brano è molto bello soprattutto per quanto riguarda il testo, il finale interspaziale, coi suoni della navicella spaziale, mette i brividi ad ogni ascolto.
Non resta che parlare anche un pò dei giovani (quando Vasco lo sapeva fare, non come ora che vuol ergersi a paladino della gioventù quando, in proporzione, fa più soldi lui di Bill Gates), "Io non so più cosa fare" è l'antesignana di "Siamo solo noi", solo con più rabbia e più lucidità. Molto riuscita anche "La strega" in cui si racconta la strana vita di una abitueé delle discoteche, mentre "Va bè" è un dixieland deliziosissimo, non privo di sfumature ironiche più che godibili. Non fa una grinza nemmeno "Quindici anni fa", in cui Vasco riprende la lezione del rock americano, ma il pezzo da novanta, quello che passerà alla storia è "Albachiara", la madre di tutte le ballate italiane, un brano che mette serenità e provoca angoscia: la solitudine di una ragazza nel manifesto della gioventù di fine anni Settanta, accenni sessuali perfetti ("con una mano, una mano ti sfiori") e una coda finale tanto mirabile quanto sorprendente. All'epoca, nessuno disse niente: "Albachiara" passò inosservata. E pensare che gli arrangiamenti furono curati da Gaetano Curreri, odierno leader degli Stadio (insomma, non proprio un genio nel senso stretto del termine).
"Non siamo mica gli americani" è bellissimo: chi avrà il piacere di ascoltarlo (e capirlo) avrà modo di apprezzarlo, chi detesta Vasco a prescindere è meglio che non lo ascolti proprio perchè non capirebbe niente, chi è giovane, o apprezza la storia del nostro paese o troverà questo album insignificante.
Poveri loro, non sanno quello che si perdono.
Elenco tracce testi e video
02 Fegato, fegato spappolato (03:15)
''Comunque non è questo il modo di fare,
disse il commerciante all'uomo del pane
domani sarà festa in questo stupido paese,
ma non per noi che stiamo a lavorare.
L'uomo del pane fece finta di niente,
se ne andò tranquillamente.
Aveva, tante, tante, tante cose da fare,
poi lui non ci poteva fare niente, niente''
La primavera insiste la mattina
dalla mia cucina vedo il mondo tondo,
sempre diverso, sempre ogni mattina,
sin dal giorno prima,
dal giorno prima
con in bocca un gusto amaro che fa schifo
chissa cosa è stato, quello che ho bevuto,
m'alzo dal letto e penso al mio povero,
fegato, fegato, fegato spappolato
fegato, fegato, fegato spappolato
Dice mia madre devi andare dal dottore
a farti guardare, a farti visitare,
hai una faccia che fa schifo
guarda come sei ridotto,
mi sa tanto che finisci male.
La guardo negli occhi, con un sorriso strano,
neppure la vedo ma forse ha ragione davvero.
Ma fuori c'è la festa del paese
e vado a fare un giro,
non l'ho neanche detto,
che già mia madre mi corre dietro con il vestito nuovo,
la fuga è veloce mi metto le scarpe che sono già in strada,
che bella giornata, non bado alla gente che guarda sconvolta,
ormai ci sono abituato, sono vaccinato, sono controllato,
si pensa ormai addiritura in giro,
è chiaro che sono drogato.
La festa ha sempre il solito sapore,
il gusto di campane, non è neanche male,
c'è chi va a messa e c'è chi
pensa di fumare come aperitivo prima di mangiare.
Fini s'è alzato da poco, e non è ancora sveglio,
non è ancora sveglio,
ed è talmente scazzato
che non riesce a parlare nemmeno.
La sera che arriva non è mai diversa
dalla sera prima
la gente che affoga nell'unica sala, la discoteca
ci vuol qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda
sopra questa merda e non m'importa se domani mi dovrò svegliare ancora
con quel gusto in bocca, gusto in bocca, gusto in bocca,..........
06 La strega (La diva del sabato sera) (04:45)
A lei piace ballare
ama farsi guardare
non sopporta la gente che annoia e che rompe.
Alza sempre la voce
sa sempre tutto lei
e anche quando c'ha torto non lo ammette mai...
Lei � molto sicura
di esser sempre la prima
ed � molto nervosa proprio come una diva..
C'� chi dice � una strega tanto lei se ne frega
(se ne frega.. yeah.. se ne frega)
ai giudizi degli altri non fa neanche una piega
(una piega.. yeah.. una piega)
fa l'amore per gioco
e le piace anche poco
non si impegna abbastanza la testa
non la perde mai...
Entra il sabato sera
nella sua discoteca
con le amiche fidate tutte molto affamate.
Poi da vera regina
d� le dritte ad ognuna
quello � il maschio pi� bello non toccatemi quello...
Fuma marijuana
di nascosto per�
non dalla polizia ma da edwige la zia...eh!
C'� chi dice � una strega tanto lei se ne frega
(se ne frega.. yeah.. se ne frega)
ai giudizi degli altri non fa neanche una piega
(una piega.. yeah.. una piega)
fa l'amore per gioco
e le piace anche poco
se conviene fa finta ma infondo la testa..
non la perde mai... guai!!...
07 Albachiara (04:05)
Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera e ti risvegli col sole
sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria
diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
dai tuoi problemi, dai tuoi pensieri
ti vesti svogliatamente
non metti mai niente che possa attirare attenzione
in particolare, solo per farti guardare,
respiri piano per non far rumore
di addormenti di sera e ti risvegli col sole
sei chiara come un'alba, sei fresca come l'aria
diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
dai tuoi problemi, dai tuoi pensieri
ti vesti svogliatamente
non metti mai niente che possa attirare attenzione
in particolare, solo per farti guardare,
e con la faccia pulita
cammini per strada mangiando una mela
coi libri di scuola ti piace studiare
non te ne devi vergognare
e quando guardi con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri, sinceri
si vede quello che pensi, quello che sogni
e qualche volta i toui pensieri strani
con una mano con una mano ti sfiori
sola dentro la stanza
e tutto il mondo fuori
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Altre recensioni
Di Il Tarantiniano
Siamo di fronte al Vasco con la V maiuscola, quando ancora voleva comunicare per una generazione, quando sapeva rischiare, quando sapeva farti sognare.
Ti sa prendere, ti sa far cantare a squarciagola come nessun altro... ovviamente sto parlando del Vasco prima della sua lenta e dolorosa caduta negli ultimi 7 anni.