E’ il 1993, reduci dalla collaborazione di allora con Hector Zazou al suo Sahara Blue in cui è possibile ricercare le premesse a questo nuovo lavoro tutto introspettivo (che a sua volta ricorda del primo le atmosfere cupe ed oscure caratterizzate da un sound spesso arabeggiante e sempre ricco di enfasi) tornano due tra i maggiori sperimentatori contemplativi in fatto di musica dell’ultimo decennio e ad oggi dell’ultimo ventennio.

L’allora coppia di fatto Lisa Gerrard e Brendan Perry (raffinatissimi ed anche come se non bastasse bellissimi) meglio noti al pubblico come Dead Can Dance sono da sempre ricercatori musicali di emozioni esprimibili attraverso suoni che partendo dalla pura new wave degli anni ’80 divengono sperimentali, elettronici, di non facile lettura a cui spesso hanno affiancato anche progetti paralleli di uguale intento come fu quello denominato This Mortal Coil che ha portato alla realizzazione di 3 album stupendi (o almeno i primi 2) a cui i Nostri dettero il maggior contributo.

Questo loro lavoro appare ancora più ambizioso dei precedenti: il citato Labirinto in cui ci conducono è un vortice di melodie a dire il vero non pienamente apprezzabili al primo ascolto proprio perché diverse da quelle consuete.. detto così suona banale, ma non lo è, la loro musica non lo è mai, non è scontata né prevedibile di episodio in episodio.

Del resto credo di poter dire che scopo di questo lavoro sia accompagnare l’ascoltatore in un oblìo di sensazioni e riflessioni stimolanti e distensive verso le quali la voce calda, morbida e profonda di Brendan e l’eclettismo dei vocalizzi di Lisa sembrano volerci guidare. Dicevo dunque, un lavoro ambizioso che esige un ascolto attento perché risulti appagante.

Tra le chicche “The ubiquitos Mr. Lovegrove” , “Ariadne” e la stupenda “The carnival is over” in cui un misto di stili, atmosfere, suoni maturati dalla new wave in new age, chitarre acustiche e sintetizzatori plateali la fanno da padroni. La musica apre le frontiere, per arrivare fino al continente africano da cui prende i ritmi non senza reminiscenze rock.  Per palati fini.





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