Sentire il campanaccio battuto a tempo, ad introdurre la chitarra che fa un riff "cool", mentre il cantante ti entra dicendo "Oh Yeah", per un patito di rock della generazione anni '80 è una delle cose migliori, e se è gia così alla prima canzone, capisci di aver speso bene i tuoi soldi. In copertina un ragazzo con una stratocaster a tracolla che urla in un megafono, a dimostrare che "Svegliare i vicini" è una prerogativa di chi non ha paura di esprimersi facendo casino, che spetta a chi piace far festa senza curarsi dell'opinione della gente. Non è da tutti.

Su questi toni è improntato questo album, che fa spiccare un salto di notorietà e anche di qualità musicale al rocker canadese, ponendosi giusto nel mezzo fra le sonorità di e quelle di "18 Til' I Die". Senza dimenticare che appena dopo "Wakin' up the Neighbours" verrà il best "So Far So Good", coadiuvato da questo album, che sforna alcuni fra i singoli che i fan di Adams si porteranno nella tomba.

Dopo lo sfolgorante inizio di "Is Your Mama Gonna Miss Ya", proseguiamo agitandoci e saltando al ritmo di "Hey Honey I'm Packin' You In", per arrivare al singolo "Can't Stop This Thing We Started", una delle canzoni da concerto più trascinanti di Bryan, nonché una delle più famose e apprezzate. La prima canzone che si può definire "lenta" o "melensa" per i maligni, è la numero quattro "Thought I'd Died And Gone To Heaven", che ben dimostra la dialettica e la poetica da songwriter di Adams. Abbiamo un altro lento romantico e struggente, prima della più famosa "(Everything I do) I Do It For You", colonna Sonora del film "Robin Hood principe dei ladri", con Kevin Costner (n.d.a.), brano di enorme successo e singolo portante del disco. Si tratta di "Do I Have To Say The Words?", ottava traccia, l'altra ballata che supera i sei minuti; precede la più famosa sopraccitata hit, ma è attorniata dai due pezzi più rockeggianti di tutto l'album. Prima troviamo "House Arrest" anima e colonna portante dello svegliare i vicini, come spiegato nel testo, poi la ancor più festaiola "There Will Never Be Another Tonight". Muoviamo il culo anche sulla seguente, "All I Want Is You", lenta e marcata, ma potente e precisa allo stesso momento. Ancora rock, quasi a non voler far dimenticare le origini blues e rock'n'roll dell'autore, ma anche forse a tappare il buco qualitativo che le più vendibili ballate inevitabilmente creano. Tre ultime canzoni, per finire ancora tenendo il ritmo battendo con la punta del piede a terra. E a chi non viene voglia di far finta di suonare una invisibile chitarra ascoltanto "Touch The Hand" e "If You Wanna Leave (Can I Come Too?)"?

Citiamo anche le intermedie "Not Guilty", "Vanishing", "Depend On Me" e "Don't Drop That Bomb On Me", ascoltabili ma che sembrano messe li a portar via tempo, se pensiamo a quanto altro c'è da ascoltare; sono brani mediocri, antipasto del genere più "soft" in cui andrà a finire Adams in futuro.

Dunque questo è si l'album della canzone di Robin Hood, ma vuole distinguersi soprattutto per tutto il rock che c'è attorno; tutte le canzoni si fanno ascoltare in successione, non c'è modo di stufarsi o di dover spegnere, la musica qui la fa da padrona, in un incessante andirivieni di rock e lenti, come fosse la festa di un liceale d'oltreoceano. L'aiuto di "Mutt" Lange alla produzione da certamente una mano, ma lo scopo di un produttore è propriamente quello di tirar fuori il maggior talento dall'artista.

Detto ciò, possiamo anche porci una domanda: possibile che a volte un canadese sappia fare il rock meglio degli americani? Certo, le origini sono quelle, ma viene da pensare che Bryan sia un degno concorrente per diverse band a stelle e strisce, e allora lode alla foglia d'acero se vorrà dispensare altri artisti come Adams.

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