Secondo album per questo quartetto americano che propone un hardcore tiratissimo, con tempi veloci e parti vocali urlate, ma con sonorità molto particolari che li distingue dalla maggior parte dei gruppi dell'East-coast da dove provengono.

"Threefold misery" ribadisce le buone idee del precedente "Holyname" e la conferma arriva immediata dal doppio episodio "Invocation" - "Blood", la prima introdotta da un breve giro di basso e batteria in crescendo, che si incolla alla seconda traccia da una pausa che sembra quasi uno ‘stop & go'. Due canzoni nelle quali l'impatto sonoro è devastante anche se, a differenza di molte band che propongono il medesimo genere, la tonalità di chitarra ha una connotazione dispersiva dovuto alla massiccia distorsione che caratterizza tutte le songs del cd.

"Killer Of The Soul" e "Being Or Body" propongono invece un ritmo più cadenzato ma altrettanto potente, "Mantra six" ha il suo punto di forza nel riff di chitarra che si ripete ossessivamente ed entra in testa al primo ascolto, mentre la violenza rapida delle prime due tracce torna con "Arctic".

"Threefold misery", uscito nel 1996, è dedicato al centenario della nascita di Srila Prabhupada's, fondatore del Movimento per la conoscenza di Krishna, al quale i 108 sono devoti.

Un buonissimo album di hardcore che accomuna l'immediatezza sonora della ‘Old school' ai mid-tempos e alla disperazione filosofica del moderno concetto di HC. Un disco che ha, secondo il mio parere, il suo punto di forza nel sound originale dei 108 e nel buon impatto di ogni singola canzone, impatto che la band riesce a riproporre anche live. Altro aspetto particolare sta nell'attitudine Hare Krishna, sicuramente ‘alternativa' all'interno della scena HC.

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